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Michele Basso, direttore della casa di riposo Cosulich di Casale sul Sile, gestita dall’associazione Ca’ dei Fiori, va dritto al punto. Il focolaio di Covid-19 sviluppatosi nel centro servizi per anziani di via Bonisiolo è sostanzialmente un ramo di quello che era esploso nel reparto di Geriatria dell’ospedale di Treviso. E ormai è diventato un incendio. Sono già mancati due anziani. A quanto pare, poi, ci sarebbero stati anche altri decessi legati al nuovo coronavirus. I test eseguiti a tappeto hanno confermato che molti altri ospiti sono stati contagiati. Oltre una decina. Tanto che la casa di riposo adesso ha dedicato tutti e 40 i posti letto del primo piano all’isolamento degli anziani con il Covid-19. Non pochi in una struttura che conta un centinaio di ospiti.
PERSONALE AL LIMITE
Come si è arrivati a questa situazione? Per una coincidenza tanto sfortunata quanto determinante. Il mese scorso un anziano ospite della casa di riposo di Casale, Giandomenico Spolaor, originario del veneziano, era stato ricoverato per un periodo nella Geriatria di Treviso, vendendo dimesso pochi giorni prima di quel fatidico 25 febbraio, quando la morte di Luciana Mangiò, la professoressa 76enne di Paese, primo caso di coronavirus nella Marca, fece emergere la rete di contagi all’interno del reparto. L’anziano nel frattempo era rientrato nella struttura di Casale. In seguito è stato sottoposto a tampone, risultando positivo. A quanto pare, però, a quel punto il virus si era già diffuso nella casa di riposo. Spolaor di seguito è stato nuovamente trasferito nell’ospedale di Treviso, dove è mancato. Ma i contagi nella struttura di Casale non si sono più fermati. Qui l’Usl è intervenuta inviando un proprio geriatra con il supporto di due infermieri. Però ancora non basta. Inizia a farsi sentire anche la stanchezza. Sono tre settimane che gli anziani e il personale sono praticamente blindati nella casa di riposo. Gli ospiti possono parlare con i propri familiari solo attraverso il telefono.