Una medaglia alla memoria di Elio
deportato nei campi di sterminio
«Una rete evitava contatti con ebrei»

Martedì 21 Aprile 2015 di Paola Gonzo
Il sindaco Poletto con i famigliari di Elio Bordignon

BASSANO – Una cerimonia commovente e molto sentita nella sala consiliare del municipio di Bassano alla presenza del sindaco Riccardo Poletto, dell’Associazione Combattenti e delle maggiori autorità per la consegna ai familiari di Elio Bordignon della medaglia d’onore assegnata lo scorso dicembre dal Prefetto di Vicenza ai deportati e agli internati nei Lager nazisti. Nell’occasione i familiari di Bordignon, venuto a mancare il 29 agosto 2008, non poterono presenziare in quanto impegnati all’estero, ma oggi, stando alle loro parole, hanno potuto godere appieno dello stimato riconoscimento.

«Si è trattato – afferma la figlia Patrizia – di un momento di immensa commozione, non mi aspettavo una tale attenzione e un tal stile. Il giusto riconoscimento alle sofferenze patite da mio padre durante la prigionia».

Elio Bordignon, classe 1919, nasce il 5 agosto a Bassano da una famiglia di modesti proprietari terrieri. Mamma Teresa e papà Giuseppe allevano in zona Ss. Trinità la bellezza di 12 figli e ottengono dal regime fascista il riconoscimento come famiglia numerosa, il che, all’epoca, permetteva di accedere a maggiori buoni alimentari.

Giovanissimo, Bordignon viene catturato nel corso di un rastrellamento e rinchiuso nel Forte San Leonardo di Verona. Dalla prigione riesce però a fuggire nel corso di un’evasione a seguito della quale tutti i prigionieri si disperdono nei boschi. Bordignon, però, viene subito individuato dai tedeschi, catturato nuovamente, fatto salire a forza su un treno e deportato nel campo di sterminio di Bernau, dove rimane per un anno.

«Era il 1944 – racconta la figlia – e di quel periodo di prigionia mio padre ricordava sempre tre cose: il freddo pungente, la fame attanagliante e il lavoro incessante. Credo che solo chi era dotato di un fisico forte e robusto poteva sopravvivere in simili condizioni».

E all’interno del campo non mancano episodi che, seppur nella loro tragicità, lo vedono protagonista. «Mio padre – prosegue Patrizia – ci raccontava sempre della presenza di un reticolato eretto a dividere ebrei da non ebrei, per evitare ogni tipo di contatto tra le due categorie. Spesso gli capitava di vedere un bambino di circa dieci anni appeso alla rete, intento a gettare lo sguardo al di là della recinzione: questo bimbo – parole di Bordignon – era magro da far paura e aveva delle orecchie enormi. Un giorno mio padre, spinto dall’istinto, gli ha gettato un pezzo di pane e, naturalmente, il gesto non è rimasto impunito: si è preso moltissime botte dai carcerieri per aver osato un tal atto di generosità».

Una mente che rimane segnata da tali esperienze terribili, anche dopo la liberazione avvenuta nel maggio del 1945 ad opera degli americani. «Mio padre – racconta la figlia – è quindi tornato a Bassano, si è sposato a 32 anni, nel gennaio 1951, e ha iniziato a lavorare, come moltissimi altri bassanesi, alle Smalterie». Dalla moglie, Milva Tollero, oggi novantenne, Elio ha avuto una figlia che gli ha dato, poi, la gioia di due nipoti, Veronica Angela e Greta Antonia Bascella, gemelle.

Nipoti che non hanno perso tempo nell’informare la nonna Milva del premio assegnato al nonno: un’onorificenza alla memoria di un marito scampato – per fortuna o per destino – ad uno dei peggiori eccidi della storia.

Ultimo aggiornamento: 20:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA