Bersani, l’offerta in cambio di un aiuto:
il vertice della Camera ai 5Stelle

Mercoledì 27 Febbraio 2013 di Alberto Gentili
Bersani, l’offerta in cambio di un aiuto: il vertice della Camera ai 5Stelle
ROMA - Difficile dire come finir. Sul nuovo Parlamento pesa la Grande Incognita rappresentata dai grillini. Tanti e sconosciuti . Eppure, in base ai primi segnali di fumo lanciati dai campi degli eserciti ancora in armi, esiste un approdo possibile per la prima partita che si giocherà a Montecitorio e a palazzo Madama, quella dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Se va come vorrebbe Pier Luigi Bersani, e come non sembra scartare il Movimento5Stelle, ci sarà un presidente della Camera espressione del partito di Beppe Grillo. In serata si è saputo che il Pd rinuncerà anche alla presidenza del Senato, con ogni probabilità a favore di un montiano.



LA MOSSA DI BERSANI

Lo schema scelto da Pier Luigi Bersani è chiaro. Il segretario del Pd parla di «responsabilità comune per le istituzioni». E invita il Movimento5Stelle, «primo partito alla Camera», ad «assumersi le proprie responsabilità». Traduzione: indichi un presidente per Montecitorio. Spiegazione del suo braccio destro, Maurizio Migliavacca: «Mancano ancora 17 giorni all’ora x, la strada è lunga. Ma noi già da ora abbiamo chiaro in testa che vogliamo evitare le forzature istituzionali compiute nelle ultime legislature, quando lo schieramento vincente si è preso le presidenze di Camera e Senato». E aggiunge un altro stretto collaboratore di Bersani: «Non si tratta di uno scambio o di un tentativo di accaparrarci l’appoggio di Grillo al governo. Offrendo una presidenza parlamentare, cerchiamo di creare i presupposti per un confronto sereno».



GRILLO NON CHIUDE

La proposta di Bersani trova interesse nel Movimento5Stelle, che alla Camera ha eletto 109 deputati. Lo dimostra Beppe Grillo, sostenendo che «il modello-Sicilia è meraviglioso». E nell’Assemblea regionale siciliana (Ars) i grillini non fanno parte della maggioranza, né del governo guidato da Rosario Crocetta. «Ma abbiamo», ricorda il neodeputato siciliano Riccardo Nuti, «il vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino e il presidente della commissione Ambiente e territorio Giampiero Trizzino». Come dire: «Siamo gente se sa assumersi le proprie responsabilità. La presidenza della Camera? Vedremo, è presto per dirlo, ma non è da escludere».



MONTI E BERLUSCONI IRRITATI

Questo scambio di attenzioni provoca la reazione di un Mario Monti ancora non informato della rinuncia del Pd alla presidenza di Palazzo Madama.. «Ciò che sta accadendo è grave», ha detto il professore ai suoi collaboratori, «Bersani in cambio del possibile appoggio esterno di Grillo al governo, darà al Movimento5Stelle la presidenza della Camera». Monti, invece, suggeriva un «accordo largo» propedeutico alla nascita di un governo di larghe intese con Pd, Pdl e Scelta civica. Esattamente come Silvio Berlusconi. Ed esattamente per la stessa ragione, anche il Cavaliere è irritato di fronte all’ipotesi di una saldatura istituzionale tra Pd e grillini: «Voglio vedere cosa farà Napolitano, se darà davvero l’incarico a Bersani. Così si rischia di sfasciare le istituzioni. E poi è assurdo che Bersani offra quell’incarico a Grillo e non a noi che alla Camera abbiamo perso per un misero 0,4% dei voti. In politica ci vorrebbe un po’ di rispetto e di buongusto...».



LA PROCEDURA

Tutti gli occhi sono puntati su questo adempimento, anche quelli di Giorgio Napolitano che lo giudica il primo test significativo. La partita comincerà sabato 16 marzo, il giorno dopo il debutto delle nuove Camere. L’elezione dei presidenti del Senato e della Camera è infatti in primo passo della vita parlamentare. Nelle ultime sei legislature il presidente della Camera è stato eletto il giorno successivo all'insediamento del Parlamento. Più o meno analoga la situazione per il Senato. A Montecitorio l’elezione scatta nei primi tre scrutini solo se si raggiunge la maggioranza dei due-terzi. A partire dal quarto è sufficiente la maggioranza assoluta, di cui il Pd dispone. Al Senato, nei primi due scrutini per eleggere il presidente serve la maggioranza assoluta dei componenti. Qualora non venga raggiunga, nel giorno successivo si procede a una terza votazione in cui è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Qualora nella terza votazione nessuno sia stato eletto, il Senato procede nello stesso giorno al ballottaggio fra i due candidati più votati. A parità di voti è eletto il candidato più anziano di età.
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