Ascoltate, parlate liberamente nell'aula sinodale ma all'esterno bocche cucite. «C'è un certo digiuno della parola pubblica e quello che si pubblica in questo ambiente». La sala Paolo VI è stata modificata, quasi stravolta per la grande occasione, ed è piena di tavoli rotondi da 12 posti ciascuno, tanti quanti gli apostoli. Chi vi siede non rispetta un senso gerarchico, i cardinali e i vescovi sono mescolati alle monache e alle laiche che prendono parte al Sinodo sulla Sinodalità.
Il primo a prendere la parola e dare il benvenuto è proprio lui, Bergoglio che insiste nel far capire che occorre armonia e capacità di ascoltare i punti di vista di ognuno, anche i più diversi su materie complesse e dibattute che vanno dalle richieste di maggiore democrazia nella Chiesa al sacerdozio femminile e al nodo sulla questione degli omosessuali. Poi mette in guardia dalla tentazione di ricorrere al «chiacchiericcio che è contro lo Spirito Santo ed è una malattia molto frequente tra noi nella Chiesa».
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Incoraggia così i delegati a parlare chiaramente tra loro. «Se non si è d'accordo qui dentro, allora ditelo in faccia, è per questo che si chiama Sinodo. Evitando anche la mondanità spirituale o lo spirito di mondanità». Una parola poi la ha voluta riservare al tema della comunicazione. «C'è un certo digiuno della parola pubblica e quello che si pubblica in questo ambiente. Qualcuno dirà che i vescovi hanno paura dei giornalisti». Il riferimento non è casuale visto che il Sinodo eviterà di pubblicare interventi e discorsi o le sintesi dei circoli minori, nonostante l'attesa della base. Francesco loda i giornalisti: «fanno un lavoro molto importante, tuttavia dobbiamo aiutarli a far capire cosa è questo Sinodo» evitando di trasmettere indirettamente pressioni o visioni distorte sulle singole questioni che potrebbero portare ad una ulteriore polarizzazione della Chiesa, tra l'ala più liberal e quella più conservatrice. Ha ricordato le esperienze precedenti quando nel Sinodo sulla famiglia l'attesa esterna era per le decisioni sulla comunione ai divorziati. Nel Sinodo sull'Amazzonia, invece, per fare i 'viri probati' (preti sposati).
«Adesso ci sono ipotesi su questo Sinodo: ma cosa faranno ? Il sacerdozio alle donne, dicono fuori. Dicono tante volte che i vescovi hanno paura di comunicare quello che succede. Per questo chiedo a voi comunicatori di fare la vostra funzione bene, giusta, che la Chiesa e le persone di buona volontà - gli altri diranno quello che vogliono – capiscano. Capiscano in particolare che nella Chiesa ora c'è la priorità dell'ascolto, e questo è tanto importante. La Chiesa si è fermata, questa è una pausa di tutta la Chiesa in ascolto». Il cardinale Hollerich, gesuita, e uno dei preparatori del summit ripete: «non siamo politici, non è un parlamento» e che non ci sarà nessuna battaglia tra una posizione A e una posizione B, ma si arriverà al discernimento».
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