Papa Francesco implora unità ai cardinali: «Non siamo un Parlamento» poi indica la difficoltà a «spogliare la Chiesa come istituzione»

Mercoledì 4 Ottobre 2023 di Franca Giansoldati
Papa Francesco implora unità ai cardinali: «Non siamo un Parlamento» poi indica la difficoltà a «spogliare la Chiesa come istituzione»

Innanzitutto il futuro. «Non siamo qui per un piano di riforme.

Il Sinodo non è un Parlamento ma la Chiesa è aperta a tutti, tutti, tutti» tuona Papa Francesco dal trono sotto il baldacchino davanti alla basilica di San Pietro. Se la piazza davanti a lui è semi vuota, tutti i riflettori del mondo però sono concentrati sulle aperture attese che già si profilano all'orizzonte in materia di omosessualità e donne prete. Poi sembra andare oltre e fa capire in che direzione desidera proseguire. «Com'è difficile questa spogliazione, interiore ed anche esteriore, di tutti, soprattutto dell'istituzione». 

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La processione sinodale è grandiosa, è un lungo serpentone maestoso, che si snoda dal colonnato berniniano al sagrato di san Pietro. E' formato da centinaia di vescovi e cardinali che indossano abiti liturgici bianchi, la mitra immacolata che sotto il sole riverbera luce. Visti da vicino i padri sinodali sembrano un po' smarriti, gli sguardi pensierosi: probabilmente è per via del clima di grande attesa che segna l'inizio del super Sinodo, una assemblea mondiale consultiva benché di fatto sotto il pontificato di Francesco abbia via via assunto un significato maggiore. Si discuteranno a porte chiuse, per circa un mese, anche temi che finora, per secoli e secoli, sono sempre rimasti al palo, come il sacerdozio femminile, la questione omosessuale ritenuta, secondo le parole di San Paolo, un amore contro natura e di fatto di serie B. Si misureranno conservatori e aperturisti e le scintille già non mancano. Il concetto di democratizzazione nella Chiesa in atto è già stato contestato, così come la possibilità di modificare il Catechismo sulla morale sessuale. Piazza san Pietro è semi vuota ma ormai la Chiesa difficilmente riesce ancora a riempire le piazze ed è proprio su questo che la consultazione mondiale voluta da Bergoglio si vuole concentrare. Come avvicinare la dottrina al popolo di Dio. 

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Intanto il problema centrale che Francesco deve affrontare riguarda la spaccatura sempre più ampia tra la parte che vuole cambiamenti e quella che invece teme di modifiche al depositum fidei. Guelfi e ghibellini. Alla messa il Papa cerca di stemperare le tensioni che sono esplose dopo che cinque cardinali hanno pubblicamente contestato una confusione dottrinale sulla grande questione del sacerdozio femminile e sulla benedizioni alle coppie omosessuali (nodi sui quali Bergoglio ha dichiarato di essere possibilista). «Cari fratelli Cardinali, confratelli Vescovi, sorelle e fratelli, non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. No. Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù». Il che significa non farsi travolgere dalle «onde talvolta agitate del nostro tempo” senza cercare «scappatoie ideologiche» o cedere «a soluzioni di comodo» o a farsi «dettare l’agenda dal mondo».

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Naturalmente cita il Concilio Vaticano II, che anche all'epoca si avviò con spinte contrarie e non meno divisive di quelle attuali. I problemi non vanno affrontati «con uno spirito divisivo e conflittuale». Ha poi invitato vescovi e cardinali a non essere vanesi e autoreferenziati («non vogliamo glorie terrene, non vogliamo farci belli agli occhi»), serve semmai «una Chiesa unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide». Una Chiesa “ospitale perchè in un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura». Bergoglio chiede poi di evitare «di cadere in alcune tentazioni pericolose: di essere una Chiesa rigida, che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa« senza distogliere mai «gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; ed insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all’apostolato».

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La linea politica che sceglie di percorrere il Papa è attendista e persino un po' cerchiobottista, non vuole sbilanciarsi tra l'ala liberal e quella conservatrice anche se il cammino di fatto è già stato tracciato nella risposta fornita due giorni fa ai cinque cardinali che gli chiedevano conto di stravolgimenti dottrinali. Francesco facendo una serie di distinguo, chiarendo che il matrimonio sacramentale resta solo tra un uomo e una donna, ha invitato a riflettere su come aprire spiragli a «forme di benedizione» per altre unioni. Quanto alle donne sacerdote si è limitato di dire che la questione va approfondita e studiata meglio ma contrariamente a Wojtyla e Ratzinger non ha usato la ghigliottina.

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Alla messa di apertura del super Sinodo si legge un passo del Vangelo che parla di un momento difficile della missione di Gesù. Bergoglio la definisce di «desolazione pastorale». Poi evoca le attese e speranze della gente e «pure qualche paura. Ma ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione». Comunione: proprio quello che in questo momento sembra difettare. 

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Ultimo aggiornamento: 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA