Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega per molti è quasi come il Grinch: in vista del Natale ha tassativamente proibito i presepi viventi e le rappresentazioni tipiche della tradizione natalizia.
Nel frattempo un altro vescovo è stato arrestato in Nicaragua. A confermarlo i maggiori siti indipendenti (tra questi, «Articulo 66», «100% Noticias», «Despacho 505»). La polizia ha arrestato il vescovo di Siuna (località che si trova nel nord del Paese), Isidoro del Carmen Mora Ortega, 63 anni. È il secondo vescovo a essere arrestato dal regime, nell'ambito di una persecuzione contro la Chiesa cattolica in Nicaragua, che quest'anno ha raggiunto livelli senza precedenti. L'arresto è stato confermato anche dall'avvocato Martha Patricia Molina, che dall'esilio redige un aggiornato rapporto sulle persecuzioni alla Chiesa nicaraguense. Secondo le ricostruzioni della stampa indipendente, che hanno raccolto confidenze da fonte ecclesiale, il vescovo di Siuna sarebbe stato intercettato mentre tornava dal comune di La Cruz de Río Grande, dove aveva impartito la cresima a 230 ragazzi, nella parrocchia di Santa Cruz.
Il Nicaragua continua ad allontanarsi progressivamente dallo stato di diritto, aggravando la sofferenza delle persone, provocando l'esodo dei giovani e minando il futuro delle istituzioni democratiche. Il commento stavolta arriva dall'Alto commissario aggiunto per i Diritti umani dell'Onu, Nada Al-Nashif. Ortega, ha detto, continua a «perseguitare coloro che possono contribuire con una visione alternativa alla sfera pubblica come leader politici e indigeni, membri della Chiesa cattolica, attivisti e giornalisti».
Dall'inizio della repressione da parte del governo, oltre cinque anni fa, migliaia tra partiti, associazioni e Organizzazioni non governative sono state cancellate. Particolare veemenza è stata usata dal governo nella repressione contro i membri della chiesa cattolica che - per il ruolo di mediazione assunto nell'ambito del dialogo nazionale avviato dopo le proteste del 2018 - viene accusata di voler rovesciare il governo. Le «restrizioni allo spazio civico continuano, con ripetuti casi di detenzione arbitraria contro coloro che esercitano le loro libertà fondamentali». L'Onu esprime preoccupazione per la recente detenzione di due rappresentanti nell'Assemblea nazionale incarcerati senza mandato d'arresto né giusto processo. Secondo fonti della società civile, 17 donne e 54 uomini, tra cui oppositori politici e difensori dei diritti umani, sono ancora detenuti arbitrariamente.