Confermata la chiusura della Whirlpool di Napoli e per 400 lavoratori dello stabilimento di via Argine è l'inizio della fine.
Lavoro, Conte: blocco licenziamenti fino a marzo, cassa Covid gratis per le imprese
«Per salvare lo stabilimento abbiamo anche chiesto agli americani di spostare in Italia produzioni localizzate altrove ma non ci hanno ascoltato», ha spiegato l'attuale numero uno del Mise. L'accordo firmato con la multinazionale a fine 2018 prevedeva la continuità della produzione a Napoli. Il quartier generale Usa è giunto però alla conclusione che il sito non è competitivo sul piano globale. I sindacati temono invece che la casa madre punti a spostare in India le linee produttive presenti nella città partenopea. Per scongiurare lo stop delle attività produttive il governo era pronto a mettere a disposizione dell'azienda molteplici incentivi, partendo dalla decontribuzione al 30 per cento del costo del lavoro, sfruttando anche il fatto che le regole europee sugli aiuti di Stato sono stati disattivati per via dell'emergenza.
L'OFFERTA
Offerta che l'amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia, ha sottoposto all'attenzione dei vertici di oltre Atlantico, ma non è servito a niente. Per l'ad di Whirlpool Corporation Marc Bitzer non ci sono i margini per avviare una trattativa. Così la multinazionale in un comunicato: «Dal 1 novembre i dipendenti saranno esentati dal rendere la propria prestazione lavorativa presso il sito, fermo restando il mantenimento del rapporto di lavoro in essere l'azienda pagherà la piena retribuzione ai dipendenti fino al 31 dicembre 2020 con riserva di ulteriori valutazioni successive a tale data». Al Mise, ha confermato lo stesso Patuanelli, rimarrà aperto il tavolo di crisi. Perde quota nel frattempo l'ipotesi di un braccio di ferro giudiziario. Il premier Conte ha fatto notare che non è in questo modo che si garantisce la continuità aziendale. Ma i sindacati non ci stanno ad arrendersi. Per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, la chiusura della fabbrica di Napoli rappresenta «un sopruso». Pure Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, ha chiesto al governo d'insistere: «La pressione deve continuare a tutti i livelli, non è possibile accettare una cosa del genere». Sulla stessa linea d'onda il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Per Francesca Re David di Fiom il governo deve mandare un segnale forte alle multinazionali: «La chiusura di Napoli significa dare loro mano libera». Rocco Palombella (Uilm) teme che la chiusura segni l'inizio di un'epidemia di licenziamenti.