Prelievo sui conti correnti, come funzionano oggi i pignoramenti? Ecco cosa può fare il Fisco (e cosa no)

Il pignoramento dei conti correnti già esiste nell'attuale normativa fiscale: ecco come funziona

Venerdì 27 Ottobre 2023
Prelievo sui conti correnti, come funziona oggi il pignoramento? Ecco cosa può fare il Fisco (e cosa no)

Pignoramenti, Meloni blocca la norma sul prelievo dai conti correnti e la Manovra rimane così ancora aperta e in attesa dell'approdo in Parlamento.

Nelle ipotesi circolate proprio la misura sui pignoramenti aveva già subito rivisitazioni: il pignoramento telematico, nelle riscritture dei testi, scattava solo oltre i mille euro di debito con il fisco. Ora però sarebbe proprio destinato a sparire.

 

Come funziona oggi

Il pignoramento dei conti correnti già esiste nell'attuale normativa fiscale. Oggi il pignoramento arriva dopo un serie di passaggi in cui l'agente della riscossione, verificato il mancato pagamento di una tassa, chiede al contribuente di sanare la propria posizione: l'invio della cartella e dei successivi solleciti se il cittadino non risponde con il pagamento a nessuna delle richieste. A distanza di un anno dalla cartella, il pignoramento è preceduto anche dall'avviso di intimazione. Da quel momento il contribuente che ha il debito con il fisco ha 5 giorni di tempo per effettuare il versamento, con la possibilità di chiedere la rateizzazione delle somme dovute.

 

Cosa può fare il Fisco

Se il contribuente evade anche in questi casi, l'agente della Riscossione oggi può già vedere se e dove il cittadino ha dei conti correnti e si rivolge alla banca o alle banche, in caso di più conti aperti. Gli istituti hanno 60 giorni di tempo per rispondere. Il pignoramento esclude l'ultimo stipendio che resta come limite per assicurare le necessità del debitore. Quello che la Riscossione non può vedere è quanto è depositato nei c/c, verificando quindi se esistono le somme per mettersi in regola con il fisco.

 

Come avrebbe dovuto funzionare

Se fosse stata conferamata, l'agente (avvisando ovviamente la banca ed entro 30 giorni anche il debitore) avrebbe potuto andare a colpo sicuro e «senza indugio», come recita la norma, a prelevare l'intera somma dovuta là dove ce ne è disponibilità. Il meccanismo sarebbe stato reso così più centrato e immediato. Le soluzioni tecniche sarebbero state definite con un decreto del ministero dell'Economia sentite l'Abi, Poste e l'Associazione dei prestatori servizi di pagamento, ma anche il Garante per la protezione dei dati personali. L'ultima ipotesi aveva previsto però anche un'ulteriore precisazione «per esigenze di massima tutela del debitore». Se l'importo complessivo per cui si procede fosse stato inferiore complessivamente a mille euro, non scatterebbe la procedura velocizzata.

 

La norma cancellata

«Non è stata prevista alcuna norma per il prelievo dei conti correnti, non è prevista nella legge di bilancio», ha detto la premier Giorgia Meloni al termine del Consiglio europeo. «Al netto del fatto che è già previsto che l'Agenzia delle Entrate possa pignorare i conti correnti, lo ha fatto il precedente governo, nella legge di bilancio l'unica cosa che è scritta è che bisogna implementare la lotta all'evasione ma non è prevista alcuna norma che consente di prelevare i soldi dai conti correnti», ha aggiunto la premier rispondendo ai cronisti a Bruxelles. 

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