Quota 103 con il contributivo e tetto massimo all'assegno delle pensioni: come funziona, chi ci perde e chi ci guadagna

Le varie anime della maggioranza di centrodestra hanno trovato un accordo sulle pensioni: mantenere Quota 103, ma contemporaneamente ridurne il peso economico per le casse dello Stato, con alcune penalizzazioni. Ecco come dovrebbe funzionare

Venerdì 27 Ottobre 2023 di Giacomo Andreoli
Quota 103 con il contributivo e tetto massimo all'assegno delle pensioni: come funziona, chi ci perde e chi ci guadagna

Alla fine la maggioranza ha deciso, trovando la mediazione sulle pensioni in Manovra. No alla fine di Quota 103, ma sì a una serie di ritocchi per rendere comunque meno vantaggiosa l'uscita anticpata dal lavoro. Questo per utilizzare meno risorse pubbliche, vista la difficoltà a far quadrare i conti dello Stato. Si potrà quindi andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi, ma con il ricalcolo interamente contributivo, finestre di uscita più ampie e un tetto massimo agli assegni.

Vediamo allora nel dettaglio come funzionerà la nuova forma di uscita anticipata dal lavoro.

 

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La nuova Quota 103 con il contributivo

Quota 103 dovrebbe rimanere in vigore anche nel 2024, ma con dei limiti. Per accedere a Quota 103 quest'anno si dovevano avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Questi parametri non cambierebbero.

Per chi maturerà i requisiti la pensione anticipata sarà però determinata con il calcolo contributivo e «per un valore lordo mensile massimo non superiore a quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente, per le mensilità di anticipo del pensionamento». Si tratterebbe quindi di un massimo di circa 2.250 euro considerando la pensione minima fissata dall'Inps di poco più di 563 euro.

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La sforbiciata sull'assegno

In questo modo l'assegno potrebbe essere sforbiciato di qualche punto percentuale, in alcuni casi anche sopra il 10%-15%. Il ricalcolo contributivo, infatti, determina l'assegno pensionistico in base ai contributi effettivamente versati, non considerando la parte retributiva della contribuzione, prima della riforma del 1995. La decurtazione dovuta al ricalcolo dell’assegno, insomma, azzera i vantaggi della parte di versamenti pre-1996.

Tra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e il vicepremier Matteo Salvini, quindi, ha vinto il secondo, dopo le polemiche su Quota 104 e il resto della stretta alle altre forme di uscita anticipata dalla pensione.

Per "compensare", però, come da mediazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è preferito optare per questa sforbiciata. Un taglio che, tuttavia, rischia di danneggiare per lo più gli assegni medi, su cui si farà sentire di più. Una volta raggiunti i requisiti, inoltre, i dipendenti privati nella nuova formulazione dovrebbero aspettare 6 mesi per l'assegno e i pubblici 9 mesi. Oggi le finestre sono rispettivamente di 3 e 6 mesi.

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Pensioni, le novità dell'ultim'ora

A non rimetterci, invece, sarebbero coloro che hanno assegni alti e che non hanno problemi a sopportare una decurtazione, pur di andare in pensione prima. Lo schema è tracciato, in ogni caso non si escludono ulteriori modifiche dell'ultim'ora. La nuova stesura della manovra, infatti, non è ancora quella definitiva.

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Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 13:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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