Pensioni, accordo su quota 103 (con il tetto): importi ricalcolati sulla base del sistema contributivo

Accordo sul pacchetto previdenza: si potrà lasciare il lavoro a 62 anni

Venerdì 27 Ottobre 2023 di Andrea Bassi
Pensioni, accordo su quota 103 (con il tetto): importi ricalcolati sulla base del sistema contributivo

C’è voluta un’intera notte di lavoro per chiudere il “pacchetto pensioni” che stava bloccando la stesura della manovra di bilancio.

Ma alla fine un accordo è stato trovato. Ieri il ministero dell’Economia ha trasmesso la versione definitiva della manovra a Palazzo Chigi. Ora è al vaglio dei tecnici e sarà inviata probabilmente a inizio settimana prossima in Parlamento.

La Lega ha ottenuto la cancellazione di Quota 104 e il ripristino di Quota 103, l’uscita anticipata con 62 anni di età e 41 di contributi. Tuttavia, anche nella nuova versione, il pensionamento anticipato avrà una serie di paletti. Il primo, il più pesante, è che l’assegno di chi lascerà il lavoro a 62 anni sarà ricalcolato con il metodo contributivo. Significa un taglio permanente della pensione. Un passaggio che potrebbe scoraggiare molti dall’utilizzare lo scivolo. Il secondo paletto riguarda le cosiddette “finestre” di uscita. I dipendenti privati, una volta compiuti 62 anni dovranno rimanere al lavoro altri 7 mesi prima di poter andare in pensione. I dipendenti pubblici dovranno aspettare ancora di più, ben 9 mesi. L’età effettiva di pensionamento, insomma, si avvicinerà più ai 63 anni di Quota 104 che ai 62 di Quota 103. Ma non è tutto.

Chi ha avuto una discreta carriera e avrà maturato una pensione medio-alta, se vorrà anticipare l’uscita dal lavoro dovrà “accontentarsi” di un assegno massimo di 2.252 euro lordi mensili, 1.750 euro netti circa. Questo “tetto” all’assegno peserà però soltanto fino al compimento dei 67 anni, età del pensionamento di vecchiaia, quando invece la pensione diventerà piena. 


Quello compiuto verso Quota 103, insomma, è soltanto un mezzo passo indietro. Che però permette alla Lega di tenere fermo il principio che il lavoro si può lasciare con 41 anni di contributi e che, secondo fonti vicine al partito di via Bellerio, consente comunque di continuare il lavoro su Quota 41 anche se con un ricalcolo contributivo dell’assegno.

Per il resto nel pacchetto pensioni non ci sono altre modifiche rispetto alle attese della vigilia. Tranne che per un ritocco dal 90% all’85% della rivalutazione delle pensioni pari a 5 volte quelle minime (2.250 euro lordi). Per il resto i giovani che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e che hanno già la pensione interamente calcolata con il più penalizzante metodo contributivo, vedono arrivare una stretta sul pensionamento anticipato. Le attuali norme consentono di lasciare il lavoro con 64 anni e 20 di contributi. Chi sceglierà questa strada potrà farlo solo se avrà maturato un assegno pari a tre volte quello minimo (2,8 per le donne con un figlio, 2,6 con due o più figli). E soprattutto viene messo anche per loro un tetto all’assegno massimo che potrà pagare l’Inps di 5 volte quello minimo. Nel testo trasmesso dal Ministero dell’Economia a Palazzo Chigi, resta anche il taglio alle pensioni di medici, infermieri e maestre d’asilo. Gli assegni di chi lascerà il lavoro il prossimo anno saranno ricalcolate con dei nuovi coefficienti che taglieranno gli importi fino a 7 mila euro l’anno. 


IL PASSAGGIO
Resta, ma cambia profondamente, anche la norma sul pignoramento dei conti correnti. Non si parla più di «accesso diretto» da parte dell’Agenzia delle Entrate - Riscossione alle informazioni bancarie, ma di «modalità telematiche di cooperazione applicativa e degli strumenti informatici per l’acquisizione di tutte le informazioni necessarie» ad assicurare la massima efficienza all’attività di riscossione. Per capire come questo principio verrà effettivamente declinato, bisognerà attendere i decreti attuativi che saranno messi a punto dal ministero dell’Economia. 
Cambia ancora anche la norma che esclude dal calcolo dell’Isee i Btp detenuti dalle famiglie italiane. Viene introdotto un tetto massimo di 50 mila euro ai titoli che possono essere sottratti dal calcolo della situazione economica del nucleo familiare. Ma soprattutto vengono ricompresi in questo ammontare anche «i prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato». Si tratta in pratica dei Buoni e dei Libretti postali, che avrebbero rischiato di subire un effetto “spiazzamento” dalla norma inserita dal ministero dell’Economia all’interno della manovra. Si rafforzano infine i tagli. Il bonus sociale sulle bollette sarà rifinanziato con soli 200 milioni contro i 400 inizialmente indicati. Segno, anche questo, che far quadrare i conti non è stato semplice. 
 

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA