Censis: «Italia in letargo ma emerge
l'inventiva. Crescono disuguaglianze»

Venerdì 4 Dicembre 2015
Censis: «Italia in letargo ma emerge l'inventiva. Crescono disuguaglianze»
Un letargo esistenziale collettivo e il prevalere del giorno per giorno, ma anche il rilancio del primato della politica e soprattutto uno sviluppo fatto di capacità inventive, individuali e collettive: dinamiche spontanee considerate residuali, ma che prendono sempre più consistenza. Ed è da qui che può partire la riappropriazione della nostra identità collettiva. È la situazione italiana come la vede il Censis nel 49.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma.

Per la prima volta dall'inizio della crisi la quota di famiglie italiane che nell'ultimo anno hanno aumentato la propria capacità di spesa risulta superiore a quella delle famiglie che l'hanno ridotta (25% contro 21%), mette poi in evidenza il Censis ammonendo però che allo stesso tempo sfiora il 20% del totale il numero delle famiglie che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito. Molto vitali i giovani imprenditori, sono il maggior numero nell'Ue. Cambiano gli stili di consumo fra acquisti online e car-sharing.

C'è dunque oggi in Italia una «pericolosa povertà di progettazione per il futuro, di disegni programmatici di medio periodo». Prevale una dinamica d'opinione messa in moto da quel che avviene giorno per giorno. È la vittoria della «pura cronaca», che si vede nella «disarticolazione strutturale» del nostro sistema: vincono come al solito l'interesse particolare, il soggettivismo, l'egoismo individuale e non maturano valori collettivi e un'unità di interessi.

Crescono così - come accade ormai da anni - le diseguaglianze, con una caduta della coesione sociale e delle strutture intermedie di appresentanza che l'hanno nel tempo garantita. A ciò corrisponde una profonda debolezza antropologica, un letargo esistenziale collettivo, dove i soggetti (individui, famiglie, imprese) restano in un recinto securizzante, ma inerziale.

Per fortuna però, soggiunge il Censis, quest'anno c'è stato un generoso impegno a ridare slancio alla dinamica economica e sociale del Paese attraverso il rilancio del primato della politica, con un insieme di riforme e la messa in campo di interventi tesi a incentivare l'imprenditorialità e il coinvolgimento collettivo nel consolidamento della ripresa. Ma questo impegno fatica a provocare nel corpo sociale una reazione chimica. L'elemento oggi più in crisi è infatti la dialettica socio-politica: non riesce a pensare un progetto generale di sviluppo del Paese a partire dai processi portanti della realtà ed esprime una carenza di èlite.

Ciononostante, secondo l'istituto, si va costruendo uno sviluppo fatto di capacità inventiva. Esempio ne sono i giovani che vanno a lavorare all'estero o tentano la strada delle start up, le famiglie che accrescono il proprio patrimonio e lo mettono a reddito (con l'enorme incremento, ad esempio, dei bed and breakfast), le imprese che investono in innovazione continuata e green economy, i territori che diventano hub di relazionalità (la Milano dell'Expo come le città e i borghi turistici), la silenziosa integrazione degli stranieri nella nostra quotidianità. A ciò si accompagna il nuovo made in Italy che si va formando nell'intreccio tra successo gastronomico e filiera agroalimentare, nell'integrazione crescente tra agricoltura e turismo, nel settore dei "macchinari che fanno macchinari", vera punta di diamante della manifattura italiana.

La vitalità sociale si esprime dunque in questa dinamica spontanea, che però è considerata residuale: un «resto» rispetto ai grandi temi che occupano la comunicazione di massa. Ma il «resto» comincia ad affermare una sua autoconsistenza, ed è da lì che può cominciare a partire la riappropriazione della nostra identità collettiva.

«Nell'Italia "zero virgola", in cui le variazioni congiunturali degli indicatori economici sono ancora minime, continua a gonfiarsi la bolla del risparmio cautelativo e non si riaccende la propensione al rischio». Il rapporto del Censis descrive un Paese a «bassa auto-propulsione, che non ritrova il gusto del rischio». Il valore del patrimonio finanziario degli italiani ammonta a oltre 4mila miliardi di euro: da giugno 2011 a giugno 2015 è cresciuto del 6,2%.

Negli anni della crisi la composizione del portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie ha sancito il passaggio a una opzione «fortemente difensiva degli italiani»: il contante e i depositi bancari sono saliti dal 23,6% del totale nel 2007 al 30,9% nel 2014, mentre sono crollate le azioni (dal 31,8% al 23,7%) e le obbligazioni (dal 17,6% al 10,8%).

«Negli ultimi dodici mesi (giugno 2014-giugno 2015) si conferma l'opzione cautelativa degli italiani, con un incremento di 45 miliardi di euro della liquidità (+6,3%) e di 73 miliardi in assicurazioni e fondi pensione (+9,4%), e con la rinnovata contrazione di azioni e partecipazioni (10 miliardi in meno, pari a una riduzione dell'1,2%)».

Il risparmio, nota il Censis, è ancora la «scialuppa di salvataggio» nel quotidiano, visto che nell'anno trascorso 3,1 milioni di famiglie hanno dovuto mettere mano ai risparmi per fronteggiare gap di reddito rispetto alle spese mensili.

Riguardo agli investimenti, il mattone ha ricominciato ad attrarre risorse. Lo segnala il boom delle richieste di mutui (+94,3% nel periodo gennaio-ottobre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014) e l'andamento delle transazioni immobiliari (+6,6% le compravendite di abitazioni nel secondo trimestre 2015). E si diffonde la propensione a mettere a reddito il patrimonio immobiliare: 560.000 italiani dichiarano di aver gestito una struttura ricettiva per turisti, come case vacanza o bed & breakfast, generando un fatturato stimabile in circa 6 miliardi di euro, in gran parte sommerso.

«Non si torna però alla fiduciosa assunzione del rischio individuale, consapevoli che l'azzardo lascerebbe impresse cicatrici profonde sulle proprie solitarie biografie personali. In questa fase, l'esigenza della riallocazione del risparmio in modo più funzionale all'economia reale si lega strettamente alla richiesta di scongelare quote del proprio reddito aspirate dalla fiscalità: il 55,3% degli italiani vuole il taglio delle tasse, anche a costo di una riduzione dei servizi pubblici».
Ultimo aggiornamento: 16:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci