Pagelle della prima serata
I migliori Ligabue e De Andrè

Mercoledì 19 Febbraio 2014 di Giò Alajmo
Fabio Fazio con Raffaella Carrà e Luciana Littizzetto
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LE SCOMMESSE - Prima serata a Sanremo e prime sorprese e conferme. Francesco Renga e Noemi restano i favoriti per gli scoommettitori, quotati 4,00 dalla Sisal Matchpoint, in attesa della loro esibizione. Cambiano invece le quotazioni per i sette che si sono già esibiti: Raphael Gualazzi e Bloody Beetroots passano da 10,00 a 8,00 miglliorado le loro quotazioni, Arisa resta stabile a 7,00, crollano invece le quotazioni di Giusy Ferreri che sale da 6,00 a 10,00. Migliora invece la posizione di Ron, da 18,00 a 12,00, mentre perde credito Riccardo Sinigallia, da a 15,00 salito a 25,00.



LE PAGELLE - La prima serata, a parte l’imprevisto in partenza, è sembrata lunga, confusa, eccessivamente dilatata nei tempi e negli interventi, con i cantanti in gara spalmati in maniera confusa, oltre metà portati a esibirsi dopo il taglio fisiologico di audience a metà. Prevale una certa idea "cheap" del Festival giocato al risparmio come una ribollita. 5



PIF - Positivo l’esordio delle cartoline di presentazione costruite dall’ex iena in maniera veloce, divertente, ironica, saltando tra Sanremo e il bistrattato paese gemello di San Romolo. 7



LIGABUE E DE ANDRE’ - Ai genovesi non è piaciuta la pronuncia, ma rendere omaggio a "Creuza de mä" e a Fabrizio De André in apertura con Ligabue e Mauro Pagani è stato un momento bello, anzi buono ed educativo, come diceva Guareschi - 8



FABIO E LAETITIA - La Casta era più carina a 19 ani e le si perdonava di più la scarsa capacità come balllerina cantante e attrice. Anche Fazio da giovane era più gustificato nella parte del presentatore allupato. Il tutto, pur nel lodevole intento di incrociare omaggi alla poesia cantata, è un gioco lungo e zoppicante dove recita bene solo il fiore finto che va su e giù. 5



LUCIANA E RAFFA - Un po’ scontata e al solito sboccata e guastatrice, la Littizzetto esce meglio del previsto dalla sfida regalando il suo mmento migliore nell’imitazione della Carrà in un gioco a due divertente e che rende omaggio al varietà televisivo in maniera efficace. 7



GRILLO E GLI OPERAI - Per giorni Grillo e il Festival hanno creato tensione mediatica poi tutto si è sgonfiato al momento dell’ingresso in teatro neanche fosse da copione. Coerente anche l’incidente dei due sulla balaustra che nei fatti ricorda il "suicida" di Baudo del ’95, con la lettera disperata che anticipa la lettera ironica di Luciana neanche a farlo apposta. Ma come ci sono arrivati fin lassù quei due se anche solo ai giornalisti controllano ogni movimento e guardano quasi anche nelle tasche? 5



CAT STEVENS - Dicono che l'abbiano preso come ospite perchè non lo voleva nessuno e costava poco. Qualcuno ha avuto anche da ridire per motivi religiosi del tutto pretestuosi. E' un fatto che la sua presenza ci ha riportati indietro agli anni '70 della grande creatività musicale, dei Beatles di "All you need is love". E "Father and Son" ascoltata 40 anni dopo, con la chitarra e la sua voce corposa e tagliente è ancora da brividi di commozione - 9



CANTANTI E CANZONI - Il cast è interessante sulla carta, firme di qualità, proposte rispettose delle diverse componenti di ciò che si ascolta davvero oggi in teatri, club, centri sociali. Poi però la prova dell’Ariston cambia la prospettiva e ciò che in cuffia sembra affascinante qui risulta noioso, ciò che prende per le parole sul palco si disperde per mancanza di musica, e alla fine si scopre che le giurie, popolari o qualificate si fanno ancora affascinare dal ritornello più veloce, dal ritmo più incalzante, dal pop "sanremese". 5



ARISA - 6. Passa la canzone più banale delle due, "Controvento" ma più nelle sue corde. La voce c’è, il resto manca, ma non è ben chiaro cosa la sgraziata Pippa voglia fare della sua vita artistica dopo aver esordito in chiave scanzonata e swing.



FRANKIE HI-NRG - 7. "Pedala" è un gran bel pezzo incalzante e metafora della vita quotidiana. per fortuna passa il taglio, anche se l’hip hop a Sanremo si perde nella vastità.



ANTONELLA RUGGIERO - 6 1/2. La sua voce su tutto, lirica e melodica, capace di volare alta come poche. Le sue due canzoni sono apprezzabili e da valutare alla distanza, e passa la seconda, "Da lontano", come sempre quando chi vota non sa bene cosa scegliere.



RAPHAEL GUALAZZI e BLOODY BEETROOTS - 6 1/2. Francamente ci si aspettava di più dallo strano connubio. In teatro e in tv il lavoro elettronico del dj bassanese si disperde e resta solo blues e basso, gospel e chitarra con un appporto limitato del mascherato artista elettronico ridotto dalle riprese a poco più di una macchietta curiosa. Passa il pezzo più movimentato, "Liberi o no". Sanremo è Sanremo.



CRISTIANO DE ANDRE’ - 7. "Invisibili" era una confessione d’autore intensa e commovente. Passa l’altra canzone, "Il cielo è vuoto", meno interessante ma resa con più grinta. Ma la prima resterà.



PERTURBAZIONE - 6. Il loro è un indie molto pop e alla fine pubblico e stampa scelgono la canzone più lineare e scanzonata delle due, "L’unica".



GIUSY FERRERI - 6. Dopo tanta attesa ecco finalmente a tarda notte le due canzoni dell’ex commessa di X-Factor. Le idee sono buone, entrambe firmate Casalino, autore di gran moda oggi, la voce ancora un po’ sofferente. Rimane "Ti porto a cena con me" che racconta della fine di una relazione in maniera positiva e più discorsiva.
Ultimo aggiornamento: 21:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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