VENEZIA - Pedro e le donne. Pedro e le madri. Pedro e la Storia. Pedro e il franchismo. Pedro e Venezia. Sono tanti i Pedro che si alternano al Lido, durante la presentazione del suo ultimo film Madres paralelas, film in Concorso e di apertura della 78ª Mostra di Venezia, che ha raccolto già notevoli consensi, lasciando aperta la porta a un riconoscimento finale.
«La memoria storica ancora in sospeso e il debito enorme verso le persone scomparse, sepolte in fosse comuni senza alcuna dignità, restano cicatrici sul presente del mio Paese, che non è riuscito ancora a darsi una legge seria, se non quella parziale e incompleta voluta da Zapatero nel 2007. Dopo 85 anni la ferita è ancora aperta, la Storia non ha ancora chiuso questo capitolo tragico. Siamo ormai arrivati alla generazione dei nipoti e dei pronipoti, ragazzi nati già al tempo della democrazia, che non hanno vissuto l'epoca terrorizzante della dittatura, tanto che noi a casa, quando io ero ancora giovane, si faceva fatica ad affrontare l'argomento. Quando nel 1978 è tornata finalmente la democrazia, si pensava che tutto fosse destinato già al passato e invece non è così nemmeno oggi. Il governo non fa praticamente nulla per questo e sentire certe frasi da un ex presidente del Consiglio come Mariano Rajoy è un insulto. Io con questa destra estremista attuale non entrerò mai in discussione. Non rifiuto la battaglia, ma sono personaggi deliranti. Il mio Paese, e non solo, vive un momento difficile, con partiti e politici che dicono cose anticostituzionali e che si comportano in modo volgare».
I DESAPARECIDOS
Tra tutti i morti, anche illustri, il poeta Garcia Lorca senza dubbio è il desaparecido più ingombrante: «Per me è sempre stato una fonte di ispirazione. Negli anni '70 quando cominciavo a girare dei Super 8, lui è sempre stato presente. Ma la Spagna è un Paese che ha permesso il suo omicidio brutale, senza interessarsi mai di trovare il suo corpo. E questo mi addolora».
A due anni dalla consegna del Leone d'oro alla carriera, il regista di Dolor y gloria e The human voice, per restare solo ai suoi film più recenti, torna a Venezia con la storia di due madri (Penélope Cruz e Milena Sint), che partoriscono contemporaneamente, allacciando un'amicizia dagli sviluppi impensabili: «Una storia di madri complesse e imperfette, dopo le tante onnipotenti che mi hanno educato e attraversato la mia vita. Una nuova storia di donne, che si somma a queste ricerche di corpi sotterrati e dimenticati. Scelte personali che fanno discutere, al pari di quelle sociali e politiche».
Una di queste, Janis, è una Penélope Cruz chiamata forse al ruolo più complicato della sua carriera: «Un nuovo viaggio con Pedro intenso e avvincente. Un regalo. Una nuova meraviglia scritta da un uomo al quale devo tutto se oggi sono un'attrice affermata. Il ruolo credo più difficile per me. Abbiamo lavorato per mesi, per dar vita a questo personaggio. Pedro concede sempre tutto il tempo necessario. Sono molto fortunata a lavorare con lui, gli sono molto grata. Quando squilla il telefono e vedo il suo nome, so già che mi chiama per fare un film assieme. E sono felicissima».