Chanel e Dior: cioè a dire “la Francia”. Due griffes che per i Francesi rappresentano una bandiera e che ogni volta incutono quel rispetto che si identifica con l’orgoglio nazionale.
Gran Palais: la sede più prestigiosa e il nome di Karl Lagerfeld come autore, regista, stilista, direttore artistico della Maison che continua il verbo di Coco Chanel rifacendosi a un modus che ha accompagnato la fortuna e la pagina storica di Mademoiselle negli anni lontani e ancora oggi con le interpretazioni che lo stilista immarcescibile offre ogni volta legate alla storia della griffe e all’attualità più stretta.
Questa volta lo spettacolo ha offerto una immagine che Lagerfeld vuole legata davvero al tempo in cui Coco nel suo atelier di rue Cambon presentava le sue collezioni a un pubblico selezionatissimo, le sue clienti internazionali e la stampa più ambita. Spesso nella sala destinata alla sfilata Coco riceveva offrendo una prima fila unica, e questo accadeva non sempre poiché solitamente le sedie venivano distribuite come in un salotto. Unica prima fila dunque al Grand Palais per applaudire il ritorno dei colliers di perle, i cappelli importanti: i temi cari a Mademoiselle hanno offerto a Lagerfeld lo spunto per una collezione che è risultata innovativa e piacevolissima. Il famoso rosa Chanel ha trovato giusta applicazione con un ritorno suggerito da cenni alternati al nero più intenso, giochi di scambio maschile-femminile per una moda che vuole apparire soprattutto “firmata”.
Con la firma di Dior incontriamo lo snodarsi più esclusivo della letteratura che inneggia il nero: neri intensi per abiti di estrema freschezza, spalle che giocano a rimpiattino, denudate o drappeggiate, il copri e scopri in un gioco giovane e divertente. Ecco, soprattutto il gioco è presente nelle soluzioni proposte da Dior con una collezione leggera, intrigante, una moda super-accessoriata, che si avvale di sovrapposizioni con ricami e decorazioni multiple su tessuti che interpretano un look assolutamente metropolitano.
Cleopatra e la sua tunica con l’occhio di Horus , i drappeggi dei vestiti delle belle donne che popolavano la Corte del Faraone: un salto nell’antico Egitto ha sottolineato il verbo di Riccardo Tisci per Givenchy, con uno sguardo benevolo ai dettagli come il carrè- mantellina, le pieghe aperte che allargano la tunica davanti scivolando sulla silhouette hanno caratterizzato una moda super-elegante come quella scritta dalla storia della suntuosità faraonica d’antan che ha ispirato lo stilista italiano per il pret-à-porter di lusso Givenchy per l’ autunno-inverno 2016-2017 .
Ultimo aggiornamento: 18:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi