Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

ROSY GARBO NEL SEGNO DI
GIOTTO DOPO IL LOCKDOWN

Giovedì 11 Novembre 2021 di Luciana Boccardi

Seconda metà del Novecento: eravamo in piena  ondata positiva per l’alta moda italiana che a Roma aveva il suo  clou con  le  sfilate degli stilisti-sarti (perchè  Alta Moda significa ciò che viene prodotto in atelie, a mano  (  “possibilmente” in un unico esemplare), insomma il contrario del pret.-à-porter. Il Veneto  era assente dall’agone che comprendeva grandi sarti di ogni regione italiana, nomi  che non possiamo dimenticare, dal mitico Capucci a Fusto Sarli, da Balestra (stilista triestino prestato alla capitale dai primi di attività) , a Valentino (che allora sfilava in  Piazza Mignanelli), Raffaella Curiel,  Michele Miglionico, e l’elenco  era nutrito: tutti i nomi della moda importante che si alternavano sulle passerelle allestite nei grandi alberghi (primo fra tutti il Grand Hotel) o in palazzi e location scoperte per l’occasione dai cercatori di spazi che si proponevano   ogni anno più forniti di proposte fantasiose.

Le giornate dell’alta moda a Roma,  iniziate nei lontani anni Cinquanta ,  costituivano per la moda italiana un momento  esaltante perchè allora, ancora giovane la manifestazione inventata a Firenze per il pret-à -porter, con Pitti e la Sala Bianca , la sartoria italiana contava nomi prestigiosi che nel mondo raccontavano la leggenda di Biki, Gattinoni, le Sorelle Fontana, la Centinaro, Albertina, Jole Veneziani.

Su questo universo elitario, pieno di offerte di spazi da esplorare anche per stilisti emergenti, si affacciò un  giorno  a  Roma  una giovane bella signora veneta, forte di una sicurezza che le veniva dal una buona conoscenza del mestiere, ma soprattuttto da una volontà di ferro decisa a sostenere i voli di uno spirito modaiolo pieno di  possibilità. Decisa ad affrancarsi da una presenza solo provinciale , accompagnata da un pi-erre gentile, Salvo Esposito,  che allora  faceva il buono e il cattivo tempo a Roma,  presentata come qualcosa che arrivava da...lassù,  dal Nord sempre guardato con sospettoso timore, Rosy Garbo si  impose senza mezze  misure, portando in passerella  in una delle sue stagioni più felici, niente meno che il mantello che Giotto volle per il  Cristo nella Cappella degli Scrovegni di Padova, una confrma della sua   coscienza  identitaria che le aveva  suggerito di esportare frammenti di cultura con una interpretazione che lasciò il pubblico basito. Ricordo gli applausi  che Rosy Garbo,  sotto una frangetta  che nascondeva eventuali esploits di ego  giustificati, sembrava accogliere con semplicità, disinvolta e consapevole  come omaggio al  merito.

Nota soprattutto per gli abiti da sposa che sono diventati un suo must, la Garbo conserva  la sua boutique nel centro di Padova e continua il suo lavoro di stilista-sarta  nell’atelier in Polesine dove abita con la famiglia. Il maggiore dei suoi figli è un famoso promotore di eventi ad alta gamma  (non solo moda) a New York  dove vive.  Recentemente  Rosy Garbo ha fatto molto parlare di sé anche  come stilista di fiducia della Presidente della Camera , la padovana Casellati che la considera da sempre un’amica. L’ultimo evento proposto in ordine di tempo, circa un mese fa , è stata la sfilata spettacolare  -  la prima  dopo la lunga pausa di lockdown .  presentata  in un luogo  d’arte, la Corte Benedettina di Corezzola, nei dintorni di Padova.

Tenace, simpatica, cordiale, manager di razza, oltre che sarta di bella eleganza, Rosy Garbo ha dato così’ un segnale di ripresa  della vita di sempre, mandando in passerella anche  il doppio di quell’opera rinascimentale custodita agli Scrovegni di Padova, quel  famoso  manto di Giotto  che riproduce i colori e il guizzo sublime dell’artista.  

Ultimo aggiornamento: 01:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA