C’è un luce speciale nelle belle sale che un restauro rispettoso ha riportato all’antico splendore. Siamo nel palazzo che nell’800 ospitava i nonni (forse i bisnonni) di Rubelli, il loro laboratorio che con quello del contemporaneo Bevilacqua si contendeva un primato europeo. I Bevilacqua (che hanno ancora a Venezia una sede ove si possono ammirare gli antichi telai di famiglia tuttora utilizzati per produzione artigianale di lusso) vantavano una storia già avviata mentre Rubelli iniziava nella seconda metà dell’Ottocento il percorso che lo ha portato oggi a collocarsi tra i più noti produttori di tessuti e di oggetti di arredamento per la casa.
La partenza ebbe la fortuna di poter giocare una carta vincente quale fu l’archivio dei Trapolin, acquistato appunto dai Rubelli negli ultimi decenni dell’0ttocento con visibile sagacia industriale e senso coretto della storia. Dicevo che mi trovo in queste stanze dove appositi contenitori si aprono su autentici tesori del tempo. Ma non solo. Accanto ai tessuti più famosi, compresi quelli delle più recenti collezioni in attualità, brillano i velluti che si presentano con quel gioco di riflessi che ne fa un tessuto d’arte, con esemplari che risalgono al XIV e al XV secolo, quando questo tipo di tessuto, la cui lavorazione era stata importata dall’Oriente dove si costruivano “tessuti pelosi” (gli antenati dl velluto) godeva della singolarità che ne fece un comparto prestigioso per la gloria della Serenissima. Da tutto il mondo, chi voleva un velluto speciale doveva venire a Venezia e scegliere tra le varie lavorazioni uniche e irripetibili: il velluto stratagliato, il soprarizzo, l’allucciolato, accanto ai broccati e ai lampassi che costituivano il cuore della produzione veneziana hanno ispirato in tempi recenti anche la veneziana Giuliana Camerino che per le sue più singolari borse (le ormai famose “Roberta di Camerino”) utilizzò a piene mani i velluti di Venezia.
Oggi questi campioni che ci riportano ai fasti di un tempo in cui il prezioso era costituito dalle lavorazioni uniche e specialissime, in cui la qualità era la nota vincente. E accanto alle lavorazioni prestigiose c’era la scienza della colorazione dei tessuti, le tinture, opera artigiana che rendeva un tessuto veneziano un gioiello di autentico valore ritenuta uno dei segreti più protetti della Serenissima che puniva con la pena di morte chi osava trasferire oltre confine una ricetta per colorare). Un valore che si conserva come storia e che oggi è a disposizione nella sede che sto visitando a Venezia, a S.Samuele, dove l’avvocato Alessandro Favaretto Rubelli ha voluto ubicare la Fondazione Rubelli, che consentirà a chi verrà dopo di noi di ammirare - conservati scientificamente - tesori che raccontano la storia. Quanto ai motivi che caratterizzavano i velluti più elaborati si va dall’inferriata al cardo, dal fiore all’inciso. E non saranno solo i velluti storici a costituire il patrimonio di questa Fondazione alla quale l’avvocato ha donato anche preziosi documenti e una biblioteca infinita di volumi su Venezia.
Ultimo aggiornamento: 22-01-2022 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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