La moda , il mondo della moda, ha i suoi codici, le sue necessità: appare leggero, frivolo, un giochino di luci e colori, di tessuto e fantasia , ma dietro tutto questo c’è un mondo che si muove con serietà e lavoro, tanto, tantissimo lavoro. Così è per lo sport come per tante alte discipline ma stupisce come personaggi che conoscono il rigore e il talento che accompagna i successi in una certa disciplina pensino che basta volere, un colpo di bacchetta magica e olè, il gioco è fatto. “Se sono un campione in una posso tranquillamente esserlo in un’altra: sono un campione e basta”. L’opportunità di rilevare questa facilità nei confronti della moda mi è stata suggerita durante la settimana milanese del pret-à-porter per la prossima primavera-estate 2017 dalla dichiarazione di Federica Pellegrini, indiscussa campionessa di nuoto, che Raffaella D’Angelo ha voluto ancora una volta nella sua squadra di indossatrici per i nuovi costumi da bagno della griffe, peraltro bellissimi. La popolarità dell’atleta veneta è ovviamente un elemento accrescitivo per una sfilata e la Pellegrini ha retto benissimo l’impatto con la passerella. La mia sorpresa è nella sicurezza che il successo consegna e la convinzione che la moda sia accessibile a chiunque. Non è così, neanche per Federica Pellegrini che , qualora non potesse più far conto sul meritatissimo successo sportivo che la rende appetibile per qualsiasi evento che abbia bisogno di visibilità , dovrà fare i conti con le esigenze della moda che ad esempio rendono poco femminile il sotto-seno di Federica irrigidito da una muscolatura possente che l’occhio attento della platea rileva come “difetto” . Pellegrini anche quando – come afferma lei – dovrà abbandonare la carriera sportiva, per diventare personaggio della moda dovrà iniziare un percorso faticoso e “femminilizzante” , apprendere segreti e movimenti che enfatizzino un abito . Da atleta intelligente dovrà sapere che non si può essere “campioni” in tutto: per ogni disciplina bisogna studiarla, impararla e soprattutto avere talento. Tutto non si può avere.
Restiamo con la bella collezione della D’Angelo che ha proposto il burkini, costume tanto chiacchierato, giudicato, contestato, issato a bandiera e quant’altro ci è stato offerto recentemente dai commenti sulla tenuta da bagno delle donne musulmane osservanti. Bellissimo questo di Raffaella D’Angelo, fasciante e quindi estremamente sensuale (forse più di tanti bikini o monokini in quanto gioca sul coperto e non sullo scoperto del corpo femminile sollecitando emozioni più raffinate) si compone di tunica con cuffia incorporata (stile divisa da sub) , pantaloni leggins in tessuto elastico assolutamente aderente , stampato nei motivi delle piastrelle di tradizione araba.
La sensualità coperta potrebbe trovare adesioni nel gusto occidentale come novità e fare del burkini una moda “integrata” , una formula che con riferimenti solo alla bellezza o meno di un indumento , una moda per la moda e basta, contribuirebbe a sdoganare questo costume da interpretazioni di bandiera, religiose, politiche, filosofiche e quant’altro .
Resta solo da dire che come costume per il mare , per una sana nuotata, per un bagno di sole vitaminizzante, il burkini è bello ma decisamente irrazionale e scomodo.
Ma quando mai la moda si è preoccupata di essere razionale e comoda?
Ultimo aggiornamento: 01:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi