E se avesse ragione lui, Cucinelli, con la sua invenzione del capitalismo umanistico, con il suo rifiuto ad allettamenti di ogni tipo per restare fermo sulla sua attività, su quella che ormai lo stilista umbro vive come una missione che porta il suo look ai vertici del consenso? “Dobbiamo riprendere i modi, la forma dell’eleganza nel comportamento e quindi nella moda che indossiamo - raccomandava nei giorni di presentazione nel suo spazio milanese - Dobbiamo recuperare l’educazione alla bellezza, la gentilezza. Non ci sono solo i soldi…”. Certo, la moda è finzione, come sostengono alcuni stilisti doc , però sa essere anche verità. Lo conferma con l’autorevolezza di personaggio che non ha mai rinunciato a un apporto culturale nelle sue invenzioni modaiole, Miuccia Prada, che consiglia “sobrietà, ritorno alle origini, verità”. Lo ha detto Armani dall’alto del suo genio elegante. Nel suo modo scanzonato lo ha affermato Martin Margiela, e con lui il patron, Renzo Rosso. La moda per la prossima estate ha sentenziato un no a paludamenti, lustrini, fiocchetti e si è proposta semplice anche nelle proposte opulente da gran sera di Valentino, nel look day by day di Eleventy , nel lusso misurato di Biancalancia, la modernità di Geox, lo sfarzo stilistico di Caovilla. Le passerelle parigine hanno confermato Il pret-à-porter “ritrovato” per la prossima estate . Una ripassata milanese però è corretto farla con un’occhiata anche al mondo della moda che alla fine è quello che fa il buono o cattivo tempo per le vendite, per la risonanza, per il giudizio che influenza i compratori (…più degli influencer ! ). Per la fashion week milanese c’è da registrare qualche motivo di perplessità non per la qualità del prodotto proposto che resta sempre altissima, ma per l’organizzazione generale. Qualche mugugno, il clima delle sfilate tiepido dopo che la passata stagione dedicata all’uomo aveva registrato per Milano (CNMI) un flop rispetto al trionfo di Pitti Uomo con la gestione impeccabile dello staff fiorentino guidato dal pugno di ferro e velluto di Raffaello Napoleone . Manca da varie stagioni nella rassegna milanese quella coesione che nel passato abbiamo registrato anche nel modo di rapportarsi tra operatori e gestori, istituzioni e stampa con la gestione delle giornate della moda. Manca quell’entusiasmo che si coglie a Milano in White, Super (dirette dallo staff che fa capo a Pitti), MICAM , tenuta in pugno saldamente da Assocalzaturifici. La gestione attuale della CNMI per la stampa invece brilla per assenza: non c’è, risponde con eccezionalità selettiva ai telefoni, alle richieste inviate per lettera o via mail . Rispondere, nel nostro contesto civile, qualunque possa essere il contenuto della risposta, è doveroso. Le comunicazioni di tendenza sono state affidate dall’attuale gestione della CNMI ad agenzie esterne che inviano i messaggi intestati “Camera Nazionale della Moda Italiana” - istituzione supportata anche da sovvenzioni pubbliche del governo italiano - scritti esclusivamente in lingua inglese. Forse perché elaborati da persone che non conoscono la lingua italiana ? o immaginano che sia “figo” eliminare l’italiano e parlare solo in inglese ( che è sì la lingua internazionale per il mondo degli affari ma che non cancella il rispetto per la lingua madre nelle comunicazioni) ? Da Tokyo a Mosca, da Parigi a Pechino, da Stoccolma a Firenze i comunicati, le informazioni per la stampa, sia di quel paese che estera, pervengono scritte rispettosamente nella lingua madre del paese, con accanto la traduzione inglese. La trovata fantozziana della nostra Camera Nazionale della Moda che invia le informazioni solo in lingua inglese, necessita di una revisione che si uniformi al resto del mondo, provvedendo ad inviare a giornalisti italiani accreditati da giornali italiani per rassegne di moda italiana, e insieme alla stampa estera testi redatti in lingua italiana con traduzione inglese allegata. Per rispetto delle persone , di quello che resta dell’educazione, del bene culturale che è la nostra lingua; per evitare una provincializzazione che non abita volentieri a Milano .
E il “Green Carpet Fashion Awards” ? Bello ma non basta: qualcuno mi ha chiesto se si avverta nostalgia per la gestione camerale di Mario Boselli, oggi presidente dell’Istituto Italo-Cinese per gli Scambi economici e culturali e presidente onorario della CNMI. Dico che il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana in carica, Carlo Capasa “è uomo d’onore”, la cui intelligenza sa mettere a fuoco e apprezzare anche la critica scomoda traendone positività.
Ultimo aggiornamento: 12:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi
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