Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Avanti trash.... ma siamo sicuri che vincerà davvero?

Venerdì 21 Maggio 2021 di Luciana Boccardi

Dal 600 il vestirsi in un certo modo , con finalità  prettamente estetiche  interpretate come   linguaggio comunicativo, diventa la moda come noi la conosciamo ancora .  Ma davvero la conosciamo?  E’ pratica quasi quotidiana leggere informazioni che vertono sempre su un punto di domanda sena risposta: chi la inventa la moda?  Gli stilisti?  La gente? I media?  Il cinema, la televisione? 
La moda, ovvero il modo di vestirsi che uno stilista di oggi decide di interpretare in realtà non nasce come un quadro nella mente dell’artista ma è la conseguenza di un vissuto, di un “visto”, soprattutto è una intuizione che in alcuni casi si è trasformata nella pagina fortunata di un’invenzione .  Lo stilista è uno psicologo, un comunicatore, certamente un artista, ma proprio per questo  è attento ad ogni muover di foglia. Capta situazioni che potrebbero sembrare atteggiamenti  passeggeri dettati  da questa o quella tendenza ideologica, politica, sociale  e le trasforma in oggetto   possibilmente “politicamente scorretto”:  un vestito, una tendenza, un accessorio speciale. E’ accaduto così negli anni Sessanta del secolo scorso,  con l’imporsi improvviso della minigonna di  Mary Quant, che non l’aveva “inventata”. era  nell’aria e  già Courreges  ,  prima di lei (ma ancora troppo presto)  aveva intuito che le gambe femminili , fino allora tenute sotto protezìone da gonne lunghe fino al ginocchio o ai  polpacci o alla caviglia, o più recentemente dai pantaloni ,  avevano voglia di libertà.   Il messaggio sociale raccolto dagli stilisti di moda  firmava  l’avanzata del “nuovo senza riserve”, anche senza limiti.  Certo,  era Fuori tutto  ( quasi anche i glutei!):  un bisogno che esprimeva l’esigenza sociale  di sovvertire  regole e tradizioni.   Essere significava contestare, capovolgere, violare. Ecco,  iniziava il bisogno di violare, cancellare, demolire, scoprire,  che non si è ancora stemperato.   

  Anche oggi la moda  cerca di interpretare  il messaggio del nostro tempo , ostacolata dalla pandemia che   rende tutto “meno”  importante, persino l’attualità di richieste   sociali  che fanno fatica a raccogliere udienza globale .  La confusione sessuale, l’incertezza dell’identità di genere,   che stanno  alimentando diatribe, scontri, accuse di fanatismo o di conservatorismo,  di snobismo attivista o di rifiuto del diverso,  ha influenzato la moda di queste ultime  stagioni che ha puntato soprattutto ,  come abbiamo visto da  molte delle collezi0oni presentate,  in digitale o in presenza,  sull’ annullamento di ogni distinzione tra moda di genere  maschile o femminile. Una scommessa  stilistica che solo il tempo ci consentirà di verificare se vincente o no. Ciò che conta per gli stilisti emergenti  è l’adeguamento alle teorie più avveniristiche, è andare oltre, comunque vada. Non tutti  i moti rivoluzionari   vincono davvero.

Cambiare  solo per cambiare resta  una soluzione  facile ma discutibile:  in questi giorni ci sta provando  una griffe  dell’eleganza attuale, Gucci ,  con  una foto scattata ai due guru che  detengono le redini della Maison. Accanto  allo stilista Alessandro Michele (in  look Gucci asessuato, bisessuato , comunque not normal )  , l’Amministratore Delegato  della Maison , Marco Bizzarri  , in  completo  very  british,  un bellissimo apparentemente  tradizionale “principe di Galles”,    con l’aria di “ chi sa di vincere”,   evidenzia  , cucita in bella vista all’esterno della  manica  della giacca  e con il  nome di  Gucci ingigantito,  l’etichetta di fabbricazione dell’abito,  che nel passato, per discrezione,  veniva applicata dove meno  si rendesse visibile.  Il nuovo  look “tamarro”   esalta  come ultimo trendy  un’usanza che  fino a ieri  era  prerogativa dei malvestiti,  di quelli che con  degnevolezza  venivano chiamati  “ paesani”  o ,  con linguaggio  volgare,          “ bifolchi” ,  perché indossando  un vestito nuovo  rigorosamente  “di  firma”,  si preoccupano di   ostentarne la provenienza, ovvero il valore, ovvero ...il costo,  esibiti  come trofei, come  testimonianza di  conquista  sociale.  Il nuovo look “tamarro”   di Gucci,  è forse uno degli ultimi “ruggiti” , sempre più deboli ,  della moda  che deve stupire , scandalizzare, trasgredire ad ogni costo,  in attesa di qualcosa di nuovo davvero  da inventare o di  qualche look d’antan  -  meno buzzurro - da rivisitare.

Ultimo aggiornamento: 22:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA