Dolcetta: «Non abbiamo ancora
chiuso i conti con il passato»

Sabato 2 Aprile 2016 di Roberto Papetti
Dolcetta: «Non abbiamo ancora chiuso i conti con il passato»
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«Vorrei fosse chiara una cosa: non è stato imposto nulla, né io ho mai detto che l’azione di responsabilità contro il precedente consiglio d’amministrazione non ci doveva o non ci dovrà essere. Durante l’assemblea è stata fatta una scelta tattica, per consentire alla banca di procedere con maggiore tranquillità in una fase delicata come questa, con un aumento di capitale da 1,5 miliardi da far sottoscrivere. L’assemblea, mi pare, questo lo ha capito e l’elevato numero di astensioni va inteso proprio in questo senso. Ma il tema dell’azione di responsabilità verso la precedente gestione non è affatto un capitolo chiuso».
Per Stefano Dolcetta, dalla fine dello scorso novembre presidente della Popolare di Vicenza sono giornate intense, in cui alle "fatiche" bancarie si sommano gli impegni confindustriali: da vice presidente nazionale uscente è stato, l’altro ieri, tra gli elettori del nuovo leader degli imprenditori italiani, Vincenzo Boccia. Ora, concluso il consiglio d’amministrazione della banca che ha preso atto delle dimissioni di tre consiglieri (Nicola Tognana, Giorgio Tibaldo e Maurizio Stella), Dolcetta affronta con il Gazzettino i temi più caldi sul tappeto della banca berica. A partire, appunto, dal mancato avvio dell’azione di responsabilità contro la gestione Zonin-Sorato deciso dall’ultima assemblea della banca. Una scelta che ha sorpreso molti e suscitato reazioni molto piccate anche da parte di esponenti del governo come il vice ministro Zanetti e il sottosegretario Baretta.
Presidente cosa significa che il capitolo dell’azione di responsabilità non è chiuso?
«Significa che nella prossima assemblea, quella che comunque dovremo tenere entro giugno, il tema potrà essere di nuovo messo all’ordine del giorno. Basta che lo chieda il 2,5% dei soci. E lì si deciderà. Farlo adesso, con molti dei consiglieri precedenti ancora in carica, ci avrebbe fatto perdere tempo prezioso. La nostra priorità è portare a termine l’aumento di capitale, poi ci sarà tempo e modo per affrontare anche la questione dell’azione di responsabilità».
Ma proprio in vista dell’aumento di capitale, non sarebbe stato meglio dare anche al mercato un segnale di netta discontinuità rispetto al passato?
«Credo che in questo momento il vertice della banca abbia innanzitutto bisogno di operare con la maggior tranquillità possibile. In assemblea tutti hanno potuto dire la loro, anche oltre i limiti di tempo previsti, si è discusso molto liberamente. Ed è stata fatta una scelta che lascia aperte tutte le porte. Compresa quella dell’azione di responsabilità».
A proposito di aumento di capitale. Nei giorni scorsi Unicredit, il vostro global coordinator, la banca che insomma vi deve portare in Borsa, ha detto che sta valutando "se esistono le condizioni per realizzare l’operazione nei tempi previsti". Una dichiarazione che non è suonata esattamente come un’iniezione di fiducia. Cosa è successo?
«Non lo so. Forse, ma è solo una mia supposizione, dentro Unicredit potrebbero essere emerse opinioni e valutazioni diverse sul nostro collocamento. Del resto le condizione del mercato azionario le conosciamo tutti. Ciononostante vedo che, Intesa, che deve portare in Borsa Veneto Banca, ha espresso piena fiducia nell’operazione».
Lei dubbi non ne ha?
«No, io, esattamente come l’amministratore delegato Iorio, continuo a essere fiducioso, anzi molto fiducioso sull’aumento di capitale. Non ho dubbi: ce la faremo. E stiamo lavorando sodo in questa direzione...».
Cosa significa concretamente...
«Che tutto ciò dovevamo fare l’abbiamo fatto, la tabella di marcia è stata rispettata e lo sarà anche in futuro. Poi è chiaro che lo sforzo che dobbiamo fare è anche quello di individuare fondi che affianchino Unicredit nell’aumento di capitale».
E non è facile.
«No, ovviamente non lo è. Ma nulla è facile in questa situazione. Per nessuno. Io stesso, nella mia azienda, ho dovuto mettere a bilancio una svalutazione non marginale per i titoli Popolare di Vicenza che avevo in portafoglio. Dunque capisco bene le preoccupazioni e i problemi dei nostri soci».
Parliamo di Confindustria. Lei ha votato per l’elezione di Boccia ed era uno dei vicepresidenti di Squinzi. Sarebbe disponibile a continuare quella esperienza?
«Non sono abituato a nascondermi. A Boccia l’ho detto chiaramente: ti ho votato, ma non sono fra quelli che hanno fatto campagna per te e che sono andati a caccia di consensi per farti eleggere. Ciò detto, se ritieni che possa essere utile nella tua squadra sono a disposizione, almeno per un certo periodo di tempo».
In altre parole si è ricandidato.
«Guardi, credo che in Confindustria serva un vero rinnovamento e debbano emergere figure nuove. Ma Boccia ha anche bisogno di avere rapidamente intorno a sè una squadra forte e subito operativa. Perchè il governo Renzi non sta fermo, in particolare sui temi del lavoro e della contrattazione va avanti. E noi non possiamo concederci il lusso di perdere un anno di tempo per riallacciare i contatti o far maturare esperienze. Non abbiamo il tempo nè per litigare nè per addestrare. Dobbiamo agire».
 
Ultimo aggiornamento: 15:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA