Fusione piccoli comuni, all'orizzonte
la legge che "obbligherà" la Valle

Mercoledì 24 Febbraio 2016 di Roberto Lazzarato
Cismon, Bombieri, Ferazzoli
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VALBRENTA - I comuni con meno di 5.000 abitanti sono destinati a scomparire? Una proposta di legge per obbligare i piccoli comuni alla fusione è stata presentata alla Commissione Affari Istituzionali della Camera da 20 parlamentari Pd e stabilisce che il limite minimo di abitanti perché possa esistere un comune è fissato in 5mila. I parlamentari promotori sottolineano come la fusione sia “lo strumento più idoneo per superare l’attuale frammentarietà dei comuni italiani” e che “la fascia dei comuni tra 5.000 e 10.000 abitanti è quella che consente una dimensione ottimale”.

Tutti i sei comuni della Valbrenta (Pove, Solagna, Campolongo, San Nazario, Valstagna, Cismon) rientrerebbero tra i comuni destinatari della proposta di legge. «E’ una proposta che non mi trova assolutamente d'accordo per un motivo molto semplice - spiega Ermando Bombieri, sindaco di San Nazario, 1700 abitanti -, sono contrario alle imposizioni dall'alto che non tengono in alcun conto le diverse caratteristiche in cui possono trovarsi i vari comuni».

Ci sono, infatti, diversità a volte insuperabili tra le varie realtà, difficilmente codificabili. «I comuni delle zone collinari/montane si trovano distanti molti km tra loro e, per raggiungere il numero minimo di abitanti previsto dalla proposta di legge, comprenderebbero un’estensione geografica molto grande ed i servizi, sono convinto, non potrebbero mai essere efficienti - prosegue Bombieri. - La proposta troverebbe più facile attuazione in pianura, dove le distanze tra i paesi sono minime ed i servizi, probabilmente, verrebbero attivati con facilità».

Per quanto riguarda la Valle del Brenta, «stiamo lavorando per giungere alla fusione passando per l'unione di servizi, perché è la fine obbligata di quanto stiamo adoperandoci di attuare». Anche per Luca Ferazzoli, sindaco di Cismon, meno di 1000 abitanti, e presidente dell’Unione Montana Valbrenta, «le scelte imposte non sono le migliori, come ho già ribadito quando si stava decidendo di sopprimere i comuni sotto i mille abitanti. Purtroppo, ho notato che le mie parole sono state intese come la volontà di mantenere la “carega” da sindaco. In realtà, penso che certi obiettivi si raggiungano solo attraverso un percorso condiviso e non con atti d’imperio».

E’ quello che si sta facendo in Valbrenta, «dove sono già stati accorpati tutti gli uffici dei comuni e dove la giunta è composta da sindaci, supportata dalla Conferenza dei sindaci, in modo che le decisioni siano sempre condivise. Il passo successivo sarà ovviamente quello della fusione, ma con il vantaggio che sarà tutto pronto. Chi ha scelto percorsi inversi, ora si trova a gestire tale trasformazione con grandi difficoltà». Pollice contro, quindi, per questa proposta di legge «che non condivido, in quanto ritengo che gli enti locali debbano essere cuciti su misura del territorio che devono “vestire”.

Ciò vale a maggior ragione nelle aree montane in cui un abitato può distare molti km dall’abitato più vicino e rispetto al quale può avere senso anche un comune di 1000 abitanti. Questo non è ovviamente il caso del Canal di Brenta».

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