Popolari venete, Beozzo sferza
magistratura e colleghi imprenditori

Martedì 26 Aprile 2016
Popolari venete, Beozzo sferza magistratura e colleghi imprenditori

BASSANO - La crisi delle banche venete continua a preoccupare le imprese, molte delle quali sono rimaste vittime innocenti di una grave perdita sul valore dei capitali. «Qualcuno ha approfittato della fiducia delle persone che credevano fortemente in un sistema bancario radicato nel territorio – tuona l'imprenditore bassanese e presidente di Confimi Veneto, William Beozzo – e che invece sono state tradite dopo avere investito tutti i loro risparmi. Va ricordato che nei consigli di amministrazione di queste banche erano seduti anche rappresentanti delle associazioni di categoria: questi tutelavano davvero le imprese, o soltanto le loro posizioni di potere?». 

Beozzo auspica che vengano fatte al più presto chiarezza su alcuni lati ancora oscuri delle vicende, e giustizia nei confronti dei responsabili: «Le banche venete hanno causato danni superiori anche a quelli dei quattro istituti di credito aiutati dallo Stato, e siamo meravigliati da una magistratura che non ha ancora preso alcun provvedimento nei riguardi dei vertici della Banca Popolare di Vicenza, alcuni dei quali sono ancora oggi in carica, che si sono arricchiti sulle spalle degli altri. Ci chiediamo se nel nostro Paese ci sia ancora giustizia per le persone oneste».

Le conseguenze, in effetti, sono disastrose: una perdita di milioni di euro alle spalle di piccoli risparmiatori, e di tanti imprenditori che per poter avere gli affidamenti bancari, necessari a pagare i propri dipendenti e continuare a lavorare sul nostro territorio, erano stati costretti a comprare azioni diventate poi carta straccia. «Tutta la situazione che oggi dobbiamo affrontare è vergognosa e non deve ripetersi mai più.

Chi ha in mano un'azione della Banca Popolare di Vicenza acquistata a 60 euro si trova con pochi centesimi, e se deve partecipare all'aumento di capitale non sappiamo nemmeno quante azioni dovrebbe comprare per arrivare almeno a bilanciare la perdita. Le imprese non si devono fidare a comprare nuove azioni, tantomeno per ottenere gli affidamenti, e siamo pronti a denunciare questi ricatti se si ripeteranno». Infine un ultimo monito, rivolto a tutti gli istituti di credito: «Tornino ad essere fornitori di finanziamenti per chi vuole far ripartire l'economia».

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA