I RETROSCENA
Hanno riconosciuto i quattro scafisti dalle fotografie scattate a bordo dagli agenti della Squadra mobile: «Il numero 78, il 109, il 36 e il 34 - hanno detto senza esitazioni - guidavano loro l’imbarcazione. Uno aveva in mano una bussola e l’ha gettata in mare quando si sono avvicinate le motovedette per soccorrerci».
Le testimonianze dei migranti hanno permesso alla Dda di Palermo di stringere le manette ai polsi di tre egiziani e un bengalese, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, violenza sessuale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e procurato ingresso illegale in Italia. I quattro, dopo l’autorizzazione allo sbarco arrivata dal Viminale solo sabato notte, erano stati portati insieme agli altri nel centro di accoglienza di Messina. Si nascondevano tra i profughi, gli inquirenti li hanno identificati e portati nel carcere di Gazzi. Sarà il gip di Messina a interrogare gli scafisti e a decidere se convalidare o meno il fermo disposto dai pm.
Hanno riconosciuto i quattro scafisti dalle fotografie scattate a bordo dagli agenti della Squadra mobile: «Il numero 78, il 109, il 36 e il 34 - hanno detto senza esitazioni - guidavano loro l’imbarcazione. Uno aveva in mano una bussola e l’ha gettata in mare quando si sono avvicinate le motovedette per soccorrerci». Le testimonianze dei migranti hanno permesso alla Dda di Palermo di stringere le manette ai polsi di tre egiziani e un bengalese, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, violenza sessuale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e procurato ingresso illegale in Italia.
I quattro, dopo l’autorizzazione allo sbarco arrivata dal Viminale solo sabato notte, erano stati portati insieme agli altri nel centro di accoglienza di Messina. Si nascondevano tra i profughi, gli inquirenti li hanno identificati e portati nel carcere di Gazzi. Sarà il gip di Messina a interrogare gli scafisti e a decidere se convalidare o meno il fermo disposto dai pm.