Rugby Sei Nazioni, i giocatori del Galles minacciano sciopero per il match contro l'Inghilterra: mai accaduto dal 1883

Federazione gallese nel mirino: stipendi tagliati con il Torneo in corso e a pochi mesi dalla Coppa del Mondo

Mercoledì 15 Febbraio 2023 di Paolo Ricci Bitti
Rugby Sei Nazioni, i giocatori del Galles minacciano sciopero per il match contro l'Inghilterra: mai accaduto dal 1883

Rugby Sei Nazioni, i giocatori del Galles minacciano sciopero per il match contro l'Inghilterra se non potranno avere contratti adeguati al loro ruolo di professionisti impegnati a livello internazionale. E ci sono davvero pochi giorni per trovare un accordo perché la partita è in programma per il terzo turno del Torneo, il 25 febbraio. Va da sé che il Principality Stadium di Cardiff è sold out: 72.498 posti (venduti in pratica da un anno) più i due riservati al Principe William, principe del Galles, patrono delle federugby gallese, e alla moglie, la principessa Kate Middleton, che sarà allo stadio non da consorte del futuro re di Inghilterra, ma in quanto neomadrina della federazione inglese su decisione della compianta regina Elisabetta che ha estromesso da questo incarico il principe Harry.

Sarà la prima volta che William e Kate assistono da rivali a un match del Sei Nazioni.

Ma la notizie dello sciopero è così clamorosa che si fa fatica a scriverla ovvero è già incredibile che se ne parli in un mondo - il rugby a 15 -  che fino a pochi anni fa (28, il tempo di un generazione) rigettava il professionismo temendolo come il diavolo. E poi siamo in Galles, il paese più ovale al mondo dopo la Nuova Zelanda. E siamo anche nel Sei Nazioni, un torneo unico, un club privato, non una federazione, che solo da due anni ha ceduto un settimo delle quote (14,3%) all'equity fund Cvc per oltre 500 milioni di euro.

Di più: il Torneo delle 4 (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda, entità unica nel rugby) e poi 5 (Francia) e poi 6 (Italia, dal 2000) Nazioni è nato nel 1883 e di fatto ha visto partite cancellate solo per le due guerre mondiali e (solo un anno) per i Troubles nordirlandesi. Epidemie di lingua blu e persino la pandemia da Covid hanno causato slittamenti, ma non cancellazioni delle partite. E figuriamoci se si era mai nominata la parola "sciopero": un'eresia, quella parola suona come un'eresia.

Per la Union gallese è un periodo davvero allarmante:  il ceo Steve Phillips s’è dimesso nei giorni scorsi dopoche un’inchiesta della Bbc Wales ha rivelato pesanti comportamenti misogini, bullisti e discriminatori fra i suoi dipendenti. Una situazione che ha spinto la federazione a vietare persino di cantare allo stadio (come avveniva da mezzo secolo) la canzone Delilah, hit della star galles Tom Jones e inno ufficioso dei Dragoni. Poi l'irrituale esonero anticipato del ct neozelandese Wayne Pivac per gli scarsi risultati nel 2022 con il posto affidato a Warren Gatland, ugualmente kiwi, dal brillantissimo cv proprio con i Dragoni ma che finora ha perso 2 match su 2. 

E ora il caso "contratti": come riporta il sito del mensile "AllRugby", i giocatori minacciano di scioperare perché i loro contratti sono in scadenza con uno scenario che può far temere forti riduzioni salariali e anche tagli da parte delle quattro franchigie (Dragons, Ospreys. Scarlets e Cardiff) che alimentano la nazionale. I contratti più alti potrebbero assottigliarsi da 400mila a 270mila sterline e quelli più bassi finire in una forbice da 30mila e 100mila sterline. Media gallesi hanno anche riferito di una stella della nazionale che è finito in cura per la depressione con prescrizione di psicofarmaci perché "non sa se potrà più pagare il mutuo per la casa, le bollette e gli studi ai figli". Le quattro franchigie sono in difficoltà: dovranno tagliare le "rose" e ridurre gli stipendi perché non ce la fanno  a restituire il prestito di 5 milioni di sterline ottenuto da ognuna di esse attraverso la Union gallese: soldi pubblici stanziati dal governo britannico per fronteggiare il periodo della pandemia di Covid.

Ma il Galles non è una potenza del rugby? Sì, lo è, ha persino vinto il Sei Nazioni nel 2021 e divide con l'Inghilterra il maggior numero di vittorie del Torneo (39). Semplicemente: il Galles è sinonimo di rugby. Punto. Ma la gestione di un movimento con 4 squadre di pro' più la nazionale non è semplice se si ricorda che il Principato ha solo 3 milioni di abitanti.

"Non è possibile vivere nell'incertezza  - dicono adesso i giocatori chiamati a sostenere ogni anno un numero altissimo di match assai duri - Non sappiano se saremo pagati a sufficienza o se saremo tagliati. E inoltre in settembre ci sarà la Coppa del Mondo, come possiamo arrivarci preparati adeguatamente?"

 Un clima che si rispecchia nelle sconfitte dei Dragoni che nei primi due turni le hanno prese sonoramente da Irlanda e Scozia e che l'11 marzo sono attesi all'Olimpico dall'Italia che spera il ripetere il successo, allora veramente inatteso, del 2022. 

I vertici dell'Union sperano che entro la fine del mese si giunga a un accordo, ma intanto si avvicina il 25 febbraio e il match più atteso da sempre, quello contro gli arcirivali inglesi.  

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