José Mourinho svela alcuni retroscena dei suoi ultimi due anni di Roma, focalizzandosi principalmente sulla finale persa di Budapest in cui a fine gara ha avuto un diverbio con i direttori di gara che gli è costato quattro giornate di squalifica.
L'aeroporto di Budapest
Il giorno successivo all’aeroporto di Budapest alcuni tifosi hanno preso di mira l’arbitro Taylor con insulti e lo hanno costretto a rifugiarsi in una sala controllata dalle forze dell’ordine: «È stata la reazione di un gruppo di tifosi, io non c’entro affatto. Con mia grande sorpresa, due giorni dopo mi è arrivato un messaggio di un amico dell’Uefa - in questi anni mi sono fatto amici ovunque, non solo nemici -. “Amico mio» mi ha scritto «tu sei un grande del calcio, però ti do un consiglio, censura pubblicamente il comportamento dei tifosi della Roma all’aeroporto, te lo dico perché ti sono amico”. La mia risposta è stata: se l’Uefa o Taylor chiedono scusa ai tifosi della Roma, io critico il comportamento all’aeroporto e chiedo scusa. Subito dopo sono andato al club e ho detto: da oggi e fino all’uscita della sanzione, che è già pronta, sarò io il focus di un arbitraggio triste e di un comportamento triste dei tifosi in aeroporto, oltre che del mio atteggiamento nel garage. Però adesso ho bisogno del vostro sostegno e di una comunicazione forte». Come è andata? Lo racconta José: «Se mi chiedi quale sia stata in due anni e due mesi di Roma la cosa che mi ha fatto sentire più fragile, rispondo che non è stata la partenza di Mkhitaryan, aver perso un giocatore che mi piace tanto e aver giocato un anno e mezzo con solo 4 difensori centrali quando è normale averne 6. La cosa più triste è stata non essere appoggiato dalla società in una situazione del genere».
I messaggi social
Mourinho chiarisce anche i messaggi subliminali lanciati durante la preparazione estiva per esortare la società a comprare un attaccante: «Non va tutto bene, ma mi diverto anche nelle difficoltà. Mi arrabbio per un’ora e subito dopo torno positivo. Non mi deprimo, non minaccio, non dico che mi hanno promesso mari e monti e non vedo né i mari né i monti. Relativamente all’attaccante immaginario, posso dirti che anche se la settimana prossima arrivasse Mbappé sarebbe comunque in ritardo. Pinto sa che siamo in ritardo, anche la proprietà lo sa, alla fine quello che soffre veramente è chi lavora e chi contro la Salernitana dovrà entrare in campo con la miglior squadra possibile. Incazzato no, depresso no. Scherzo, come vuole il Papa, soprattutto nelle difficoltà».
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