Trieste, 26 nov - "Allargare le maglie per quanto riguarda i
cosiddetti permessi speciali non significa solamente consentire a
più persone di rimanere sul nostro territorio. Il rischio molto
alto è anche quello di diventare nuovamente attrattivi come
accadeva prima dell'introduzione del Decreto Sicurezza del 2018
quando, grazie ai permessi umanitari, l'Italia garantiva ai
migranti un livello di protezione superiore rispetto agli altri
Paesi europei". Questo l'allarme lanciato dall'assessore alle Politiche
dell'immigrazione, Pierpaolo Roberti, durante la seduta della
Commissione speciale immigrazione e italiani all'estero della
Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che si è
tenuta oggi in videoconferenza. Commissione chiamata a discutere
sul decreto legge 130 del 21 ottobre 2020 "Disposizioni urgenti
in materia di immigrazione, protezione internazionale e
complementare".
"Chi si vedeva la propria domanda di asilo rifiutata, per esempio
in Germania o in Austria - ricorda Roberti -, finiva per tornare
nella nostra regione per presentare la medesima richiesta. In
Italia, fino all'approvazione del Decreto Sicurezza, la
protezione umanitaria veniva infatti concessa in modo
praticamente indiscriminato".
"Il Friuli Venezia Giulia è da sempre una delle regioni investite
direttamente dal fenomeno migratorio che segue la rotta
balcanica. Non possiamo diventare di nuovo la destinazione finale
anche di questo flusso di ritorno. Basti ricordare - sottolinea
l'assessore - che all'epoca, per arginare la difficile situazione
venutasi a creare, vennero istituite le pattuglie miste
italiano-austriache dedicate al controllo dei confini".
"Sul nuovo provvedimento del Governo diamo comunque un parere
complessivamente negativo - afferma Roberti -. Tra le parti che
riteniamo particolarmente inopportune anche la decisione di
attivare, già nella fase della prima accoglienza, alcuni
programmi di inserimento come i corsi di lingua italiana e altre
iniziative di carattere assistenziale che adesso vengono
garantiti solo in un secondo momento. Molto spesso - rimarca
l'assessore in conclusione - chi arriva nel nostro Paese non
possiede infatti i titoli per rimanere sul territorio nazionale". ARC/RT/al
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