Venezia. «Io prigioniero fra sette ponti, basterebbe una rampa per uscire». La storia del 27enne Marco, in carrozzina tra le calli

Martedì 6 Febbraio 2024, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 16:45

IL GIRO

Uscito di casa, in giro per la sua insula, Marco attraversa il ponte di Ognissanti, con le sue rampe ondulate, che portano al Giustinian. «Un collegamento fondamentale con il distretto, dove vado a fare esami e terapie. Le rampe di questo ponte, è vero, non sono comodissime. Ma meglio delle rampe che nulla». Si ferma ai piedi dal ponte delle Pazienze («Potrebbe diventare accessibile con poco») e arriva fino alla fermata Actv di Ca’ Rezzonico. Oggi sono questi collegamenti in vaporetto a garantire l’accessibilità allo stesso Giustinian. «Ma il vaporetto ha degli orari, ci sono gli scioperi, le sospensioni per lavori. Si perde comunque tanto tempo» sottolinea Marco. La stessa opzione Sanitrans, riservata a chi ha problemi di mobilità, ha grossi limiti. «Va prenotata con largo anticipo, ha orari fissi, poi ci sono i ritardi, i disguidi». Levedianos riconosce che, negli anni, sono stati fatti passi avanti sul fronte dell’inclusione, con l’installazione di rampe fisse sui ponti usati nella maratona, ma anche con una sensibilità diversa del personale Actv. Un percorso che chiede venga proseguito. «Capisco l’impatto che ha ogni una rampa. E non pretendo che tutti i ponti di Venezia diventino accessibili. Il sogno sarebbe di averne uno per ogni insula. Un’utopia. Ma almeno collegare i luoghi più importanti, questo mi sembra giusto».

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