Sotto scorta per raggiungere la discarica.
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Autisti minacciati, camion Ama sotto scorta
«La scorta della Polizia - riprende il capo dell’Ama, Zaghis - serve a garantire la sicurezza di tutti, dei nostri autisti ma anche di chi protesta». Serve soprattutto ad assicurare un servizio di cui Roma, oggi, non può fare a meno. Perché il sistema di smaltimento regionale è talmente fragile, poggia su così pochi impianti, che basta togliere una tessera del domino, per far ripiombare la città nell’ennesima, indecente crisi, con le pile di sacchetti che lievitano agli angoli delle strade e sui marciapiedi. Anzi, probabilmente a fine estate non basterà nemmeno il sito di Albano, da solo. I sindacati dei netturbini raccontano di un clima arroventato, intorno alla discarica. Può bastare una parola di troppo perché la situazione sfugga di mano. «Insulti e minacce agli autisti sono all’ordine del giorno», confida Alessandro Bonfigli, segretario regionale della Uil Trasporti. «La presenza delle forze dell’ordine è essenziale per evitare i blocchi. Ma fino a quando si può andare avanti così?».
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Le previsioni
Anche al quartier generale dell’Ama, in via Calderon de’ la Barca, sono preoccupati. Con la città svuotata di romani e i pochi turisti in circolazione, la produzione dei rifiuti è crollata. Ma la cronica mancanza di impianti rischia di far detonare, di nuovo, l’emergenza a ridosso della riapertura delle scuole, il 13 settembre. Alcune regioni che avrebbero dovuto aiutare la Capitale (con tariffe d’oro) accettano i carichi da Roma a singhiozzo. Briciole. O non li accettano proprio. «La Toscana - continua l’amministratore unico di Ama - accoglie solo il 25% delle tonnellate pattuite; la Campania nulla. Ci hanno detto informalmente che le cose non cambieranno fino al 15 settembre. In totale, mancano 900 tonnellate a settimana».
Ama non sta con le mani in mano. Ma le alternative scarseggiano. È in piedi una trattativa con le discariche olandesi, ma serve tempo: l’appalto non sarà assegnato prima di novembre. E a inizio settembre dovrebbe chiudere l’unica discarica attiva nel Lazio, oltre a Viterbo e ad Albano: Civitavecchia. «Così - conclude Zaghis - le cose rischiano solo di peggiorare».
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