«A settembre rischiamo di trovarci in una nuova emergenza rifiuti». Con 1.300 tonnellate di spazzatura in strada. Parola di Stefano Zaghis, amministratore unico di Ama, che questo allarme l’ha girato anche al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Il quale, per domani, ha convocato una riunione straordinaria per evitare una nuova crisi, che a settembre la Capitale non potrà gestire: ripartono le scuole, riaprono gli uffici (tra l’altro in presenza, limitando al massimo didattica a distanza e smart working) ed entrerà nel vivo la campagna elettorale per il Campidoglio.
Sono tanti i nodi messi sul tavolo dai vertici di via Calderon de La Barca. Dove si teme che tra un mese restino in strada almeno 1.300 tonnellate al giorno di immondizia, perché non si sa dove portarle. Intanto la nuova discarica di Albano, aperta d’imperio da Virginia Raggi con una delibera che creato molti dissapori, è partita troppo a rilento.
Roma, emergenza rifiuti, Ama: «A settembre rischio oltre mille tonnellate in strada»
Soluzioni
Da qui la necessità di fare il punto oggi in Prefettura e di trovare delle soluzioni, tenendo conto che la Regione, oltre a scontare le ripercussioni dell’attacco hacker dello scorso weekend, fa molta fatica a sbloccare nuove discariche oppure ampliare quelle esistenti: anche perché l’impianto di Civitavecchia come quello di Roccasecca, nel frusinate, sono di proprietà della Mad di Walter Lozza, l’imprenditore arrestato dopo un’inchiesta sull’avvio di Monte Carnevale a Roma, che ha bloccato per cause di forza maggiore ogni attività.
In attesa di trovare nuovi sbocchi, al vertice di domani si discuterà soprattutto con i fornitori di Ama, cioè gli impianti di trattamento meccanico biologico e non, di altri problemi che sono sorti dopo la partenza della discarica di Albano. La Ecoambiente, società che gestisce in affitto il sito, ha chiarito che nei suoi invasi devono essere conferiti soltanto materiali stabilizzati. Cioè le si deve garantire che i rifiuti non perderanno gas o percolato. Di per sé la richiesta è pacifica, lo prevede la normativa ambientale nazionale in vigore. In pratica alcuni fornitori di Ama, come quelli che trattano i suoi rifiuti con tritovagliatori e fanno una riduzione di natura meccanica, non riescono a stabilizzare tutte le possibili perdite. Di conseguenza, e per proprietà transitoria, circa 300 tonnellate di rifiuti prodotti a Roma che dovevano andare a Roncigliano, rischiano di non avere uno sbocco sicuro e di restare a terra. Altro nodo riguarda l’operatività di Albano stessa. Nella sua ordinanza in qualità di sindaco metropolitano, Raggi promette un’attività di sei mesi. Ma se dietro le quinte già si discute di una proroga di altri sei mesi, anche la provincia di Latina chiede di utilizzare questo invaso. E questo potrebbe tradursi in un minor spazio per Roma.