Truffa dei missionari, reddito di cittadinanza ma con macchine e appartamenti: imputata coppia di volontari

La 64enne, tornata dal Venezuela, ha detto «falsamente di risiedere in Italia da 10 anni»

Sabato 15 Luglio 2023 di Federica Pozzi
Reddito cittadinanza, la tuffa dei missionari con macchine e appartamenti: imputata coppia di volontari

Rendevano false dichiarazioni per poter ottenere il reddito di cittadinanza. È questa l’accusa contestata a Francesca Fioramonte, 64 anni, e al suo convivente, Michele Gaudioso, 69 anni. La donna, al fine di ottenere il sussidio, avrebbe falsamente dichiarato di avere il requisito di almeno 10 anni di residenza in Italia e avrebbe omesso diversi redditi in suo possesso, tra cui macchine e un immobile. Nel processo si è costituita parte civile l’Inps.

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LA VICENDA

I due, entrambi missionari, dopo diversi anni trascorsi a fare volontariato in Venezuela per una diocesi locale, hanno deciso di tornare a vivere in Italia. Essendo disoccupati, hanno deciso di presentare la domanda per ottenere il sussidio. Ma, per l’accusa, avrebbero reso dichiarazioni false «affermando, nell’istanza inoltrata al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nonché al ministero dell’Economia e delle Finanze, di possedere i requisiti previsti dalla normativa ai fini della concessione». Non solo, la donna – si legge nel capo di imputazione – «nell’istanza all’Inps per l’ammissione al reddito di cittadinanza, collegata alla ideologicamente falsa dichiarazione sostitutiva unica presentata dal convivente, dichiarava falsamente di possedere il requisito di almeno 10 anni di residenza in Italia, e altresì ometteva di comunicare l’esatta composizione del patrimonio mobiliare relativo al possesso di autovetture, di quello immobiliare relativo ad una abitazione e dei redditi totali percepiti dal nucleo familiare».

LA DIFESA

Su quest’ultimo punto si basa però la difesa dei due coniugi, che sembrerebbero vivere in Italia in un’unità abitativa formata da più appartamenti ma con lo stesso numero civico. Quindi nei controlli il loro reddito si sarebbe cumulato con quello degli altri parenti che abitano lo stabile, anche se effettivamente appartenenti a nuclei familiari diversi, e di qui sarebbe emerso l’illecito.

Ma se il tribunale si esprimerà in favore della colpevolezza dei due imputati, non saranno stati certo gli unici “furbetti” del reddito ad essere stati scoperti. A maggio le indagini dei carabinieri del comando di piazza Dante di Roma avevano smascherato quaranta persone, quasi tutti italiani, che avrebbero intascato indebitamente, senza averne titolo, circa 300mila euro, che adesso saranno chiamati a restituire allo Stato. L’escamotage trovato era quello di comparire come capo famiglia in un nucleo, magari come marito o come madre single, per poi riapparire come figlio o figlia nel nucleo di cui fanno parte anche i genitori. Dovranno rispondere dell’accusa di truffa aggravata e falso relativamente alle dichiarazioni rese. A giugno individuati dagli stessi militari altri 85 “furbetti”, sospettati di aver intascato redditi di cittadinanza non dovuti per un totale di 450mila euro. 

Ma il dato che preoccupa è un altro. In due anni e mezzo di verifiche sistematiche introdotte dai carabinieri sono emerse ben 750 anomalie sul sussidio introdotto dalla legge 4/2019. «Conti alla mano - avevano spiegato dal Comando di piazza Dante - in questo periodo abbiamo recuperato alle casse dell’Inps circa due milioni di euro. Controlli che erano stati avviati a campione sono poi divenuti sistematici».
 

Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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