La partita europea per vincere il referendum sulla Costituzione

Domenica 12 Giugno 2016 di Marco Conti
La partita europea per vincere il referendum sulla Costituzione
ROMA Una mano, per vincere il referendum costituzionale, potrebbero dargliela gli inglesi. Non solo perché il referendum sulla Brexit avverrà pochi giorni dopo il risultato dei ballottaggi che si annunciano non positivamente esplosivi per il Pd, ma anche perché la più che probabile - almeno stando ai sondaggi - uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea concretizza per la prima volta l'auspicio di una composita pattuglia di euroscettici. Tra questi Matteo Renzi mette il M5S ricordando - intervistato da Repubblica - i banchetti dei pentastellati dove anche la candidata romana a sindaco, Virginia Raggi, ha raccolto firme in favore dell'uscita dell'Italia dall'Unione.

CONCRETO
Anche se Renzi continua a dirsi convinto che alla fine gli inglesi resteranno in Europa «perchè i sondaggi inglesi sono peggio di quelli italiani», il rischio sta diventando molto concreto anche perché - come sostiene il senatore azzurro Minzolini - più il tedesco Schauble minaccia gli inglesi e più a questi viene voglia di uscire». A Bruxelles si trattiene il respiro. Al punto che non è stato ancora fatto l'ordine del giorno del consiglio europeo spostato al 28 e 29 giungo proprio in attesa del referendum inglese. La consueta riunione preparatoria, alla quale prenderà parte il sottosegretario con delega all'Europa Sandro Gozi, si terrà il 24 giugno a Lussemburgo. Ovvero l'indomani del referendum che in Gran Bretagna si svolgerà in un sol giorno e di giovedì. «La Brexit è un errore, ma non un dramma» sostiene Renzi. Secondo un recente studio di Standard and Poor's Austria e Italia sono i paesi europei più al riparo da possibili conseguenze. Ma se per gli effetti pratici ci vorranno anni perchè occorrerà tempo per sciogliere tutti i legami legislativi, le conseguenze politiche saranno immediate.

Si è compreso anche dalle parole del ministro delle Finanze tedesco che la Germania sarà molto ma molto avara di concessioni nei confronti di Londra. E lo stesso farà Bruxelles. Merkel e Juncker devono infatti evitare che il successo del referendum si trasformi in un successo per i tanti partiti euroscettici che albergano nei paesi dell'Unione. Per evitare che altri paesi si mettano sulla strada del referendum l'Unione scaricherà su Londra tutto il suo peso sia finanziario che politico. Le turbolenze che si abbatteranno sulla Gran Bretagna serviranno a casa nostra per prospettare ciò che potrebbe accadere, ad un paese con un alto debito pubblico come il nostro, qualora dovessero prevalere partiti euroscettici come la Lega e il M5S.

Al vantaggio mediatico post ballottaggi e a quello tutto interno, Renzi potrebbe sommare - qualora la Brexit dovesse passare - anche una rendita geopolitica che in qualche modo è già emersa a Bruxelles e a Washington negli ultimi mesi. Senza la Gran Bretagna nell'Unione, e con la Francia in grosse difficoltà e prossima ad elezioni presidenziali, Gli Stati Uniti hanno trovato nell'Italia di Matteo Renzi un nuovo punto di riferimento in grado di bilanciare l'altro paese e certamente più importante: la Germania.

Il sostegno di Washington all'Italia sulla necessità di cambiare l'agenda di politica economica europea, l'appoggio dato a Roma sul dossier libico che altri paesi, Francia in testa, avrebbero già risolto diversamente. La sponda offerta sul nodo dei migranti, con la Nato impegnata a pattugliare il Mediterraneo, sono alcuni dei segnali che confermano una sintonia particolare destinata certamente a proseguire qualora, come Renzi auspica, «gli Stati Uniti avranno una presidente».

TELEFONO
Il referendum costituzionale di ottobre, con la Brexit sullo sfondo, fungerà quindi per Renzi da spartiacque tra coloro che vogliono un paese ingovernabile - se dovesse rimanere l'attuale assetto bicamerale - e che comunque dovrebbe fare i conti per formare possibili governi con forze che profetizzano un salto nel vuoto (Lega e M5S). Il no al referendum rischia infatti di riproporre la paralisi del 2013, accentuata dal fatto che nemmeno alla Camera si avrebbe una maggioranza, e dalla complessa situazione che vive il più importante leader del centrodestra, Silvio Berlusconi, che ieri Renzi ha salutato al telefono.