«Troppo stress per quest'opera fragilissima»

Giovedì 10 Ottobre 2019
L'ESPERTA
L'Uomo Vitruviano e gli altri disegni di Leonardo conservati alle Galleria dell'Accademia di Venezia sono stati affidati, in passato, anche alle sue cure. Da restauratrice della carta li ha studiati, maneggiati, ne conosce a fondo l'estrema fragilità. E così oggi che sette di quei preziosi fogli - con l'Uomo che tutti vogliono, altri sei - rischiano di partire per la Francia, per essere esposti al Louvre, dopo essere appena stati in mostra a Venezia, non riesce a capacitarsi. «A fronte di pareri tecnici negativi, decidere di prestarli comunque non ha senso, non è giusto! - s'indigna Mara Guglielmi - Qui non è un problema di Francia o di Italia. Quei disegni sono un patrimonio dell'umanità da preservare e tramandare alle generazioni future. Dovrebbe essere lo stesso Louvre e non volerli più, visto che sono già stati in mostra e che ora dovrebbero essere riposti al buio».
In attesa della decisione del Tar, che per il momento ha bloccato la partenza dell'Uomo Vitruviano per Parigi, questa restauratrice esperta vuole chiarire gli aspetti tecnici della querelle. Quarant'anni di lavoro nel suo campo, Guglielmi ha iniziato la carriera come restauratrice della carta proprio delle Gallerie dell'Accademia e della Soprintendenza di Venezia. Dopo una parentesi a New York, dove è stata responsabile delle opere su carta e fotografiche del museo Guggenheim, nel 2006 è tornata a Venezia e qui continua la sua attività come libera professionista. Proprio in quanto tale, non più dipendente dello Stato, può parlare liberamente.
L'INCHIOSTRO CHE SVANISCE
«Questi disegni Leonardo li ha realizzati, a punta metallica, con un inchiostro metallo-tannico - premette la restauratrice -. Si tratta di quello più sensibile all'esposizione della luce. Per questo disegni di questo tipo, al di là che siano di Leonardo, vanno preservati nel modo più accurato. Dopo tre mesi di esposizione, devono restare al buio per cinque anni. Il rischio di un'esposizione prolungata, anche in condizioni di massima attenzione, è che l'inchiostro sparisca». Guglielmi sottolinea come ci siano precise convenzioni internazionali tra tutti coloro che si occupano di opere d'arte che fissano direttive rigorose: «Qui si tratta di preservare opere che sono dell'umanità. Tempi e modi sono fissati dalle convenzioni. Esiste un calcolo matematico che, in base a lux e ore di esposizione, ne fissa i limiti».
I RETROSCENA DELLE MOSTRE
Guglielmi ricostruisce anche la storia pasticciata del prestito. «Quando il Louvre ha fatto la domanda per avere l'Uomo Vitruviano, non sapeva che sarebbe stato esposto anche a Venezia. Le Gallerie hanno deciso di anticipare la loro mostra di tutti i disegni di Leonardo. Una mostra che, tra l'altro, ha incassato tantissimo. Ma a quel punto i disegni dovevano tornare al buio». La restauratrice aggiunge anche altri dettagli. In base al famoso calcolo di lux e ore, per conservarne almeno un po', alle Gallerie l'Uomo è stato esposto solo a 36 lux, anziché 50, e per 5 ore anziché 8 al giorno. Al Louvre, poi, le lux scenderanno ulteriormente a 25. «Solo un escamotage che si sono inventati per autorizzare la seconda mostra - accusa Guglielmi - Non so, con 25 lux, che cosa vedranno del disegno a Parigi. Una cosa ridicola! Questo è feticismo, non è cultura». E in ogni caso, alla fine, i disegni dovranno tornare al buio, non più per cinque anni, ma per dieci.
I PARERI CONTRARI
Uno stress per delle opere fragilissime, senza contare i rischi legati al viaggio. «La direttrice del Gabinetto disegni dell'Accademia aveva dato parere negativo e lo stesso aveva fatto la capo restauratrice» ricorda Guglielmi. Il via libera del ministero, però, fa riferimento ai pareri dell'Opificio delle pietre dure di Firenze e dell'Istituto centrale da restauro. «In realtà Opificio e Istituto non hanno detto né no, né sì. I loro pareri sono dei ni. Ora tutto è nelle mani dei giudici del Tar, che leggeranno i pareri e si faranno un'idea, ma temo che le pressioni saranno fortissime». Guglielmi si augura che il Louvre ci ripensi. «Parliamo, lo ripeto, di un patrimonio dell'umanità da tramandare alle future generazioni. Queste opere sono arrivate fino a noi, perché maltrattarle in questo modo? Temo che qui la cultura c'entri poco, è solo mercificazione. Una vicenda che mi fa soffrire, come penso succeda a tanti miei colleghi, si vanifica la stessa etica del nostro lavoro».
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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