Serenissima, miti e leggende Un libro con il Gazzettino

Sabato 30 Maggio 2020
L'INIZIATIVA
Magia, alchimia, mistero è il contenuto del quarto e, per il momento, ultimo dei volumi della collana I segreti degli Archivi della Serenissima, al prezzo di 7,90 euro, oltre al costo del quotidiano. L'ha scritto Lara Pavanetto, laureata in Storia a Ca' Foscari e autrice di numerosi altri volumi sulla storia di Venezia. Questo si intitola Maghi e alchimisti ai tempi dei dogi. Storie e personaggi misteriosi negli archivi della Serenissima, Dario De Bastiani editore. Vi si raccontano quindici storie di varie epoche e varie località, ma tutte accomunate dal fatto di avere tratti magici.
Vi si ritrovano alcuni personaggi che hanno segnato la storia di Venezia, come Francesco Giorgi (o Zorzi), il frate francescano cabalista, nel 1500 viene eletto guardiano del convento di San Francesco della Vigna. Svolge alcuni incarichi diplomatici per conto della Serenissima signoria e viene consultato anche da un inviato dell'arcivescovo di Canterbury riguardo al divorzio tra il re d'Inghilterra, Enrico VIII e Caterina d'Aragona. Su questo aspetto va ricordato che furono consultati anche alcuni rabbini perché lo scopo era capire se nell'Antico testamento esistessero o meno presupposti per ottenere l'annullamento del matrimonio. Il sovrano fece anche acquistare una copia del Talmud babilonese che era stato stampato per la prima volta a Venezia dal fiammingo Daniel Bomberg, tra il 1520 e il 1523. Quella copia, che in realtà non servì alla causa del divorzio reale, è oggi uno delle quattordici serie complete della prima edizione del Talmud.
L'ARMONIA DEL MONDO
Giorgi era comunque un matematico e pubblicò il trattato De harmonia mundi, sulla base delle proporzioni stabilite nel libro, basate sui multipli del tre, furono costruiti il santuario di Motta di Livenza e la chiesa di San Francesco della Vigna, quest'ultima progettata dal Sansovino, con facciata del Palladio. «Il documento stilato da Francesco Giorgi è il risultato di una combinazione di numerologia platonica, attraverso cui viene esaltato il valore metafisico e musicale di talune proporzioni numeriche e speculazioni cabalistiche», scrive Pavanetto.
MITI E ALCHIMISTI
Un'altra vicenda narrata nel libro è quella del pozzo di Camalò che, secondo la tradizione, segnava il centro del mondo. Si diceva che dio, al momento di creare il mondo, avesse piantato il compasso proprio lì e il pozzo corrispondesse al buco lasciato dall'ago. Altra interpretazione era che scendendo in quell'apertura si raggiungesse il centro del mondo. In effetti i documenti d'archivio ci dicono che in questo paese, oggi frazione di Povegliano, in provincia di Treviso, nel 1352 era stato riattivato un pozzo, e per di più molto profondo, per arrivare alla vena acquifera. La soluzione dell'enigma, in realtà, è tanto semplice da essere banale: la parola mundus in latino significa anche pozzo o fossa, e quindi Camalò non stava al centro del mondo, ma era il pozzo a trovarsi al centro del paese. Stava davanti alla chiesa, oggi non è più visibile: da tempo immemore si trova al di sotto del piano stradale.
Interessanti gli elementi alchemici presenti nel cosiddetto fregio del Giorgione a Castelfranco Veneto che non si sa se sia stato davvero dipinto dal più celebre dei figli della città, ma l'epoca e la maestria con cui è stato eseguito fanno propendere per il sì gli storici dell'arte.
L'alchimia non è solo chimica, ma anche agricoltura, è questo costituisce un aspetto molto meno conosciuto. Pavanetto lo affronta parlando della villa come laboratorio alchemico e in particolare di villa Barbaro, a Maser, nel trevigiano, uno dei più insigni esempi architettonici di Palladio, affrescata all'interno da Paolo Veronese.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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