Profughi, i sindaci disertano il vertice

Sabato 28 Febbraio 2015
Propositivo: «Il Viminale metterà a disposizione i finanziamenti necessari per i lavori di miglioria nelle sedi prescelte per garantire l'accoglienza ai profughi». Combattivo: «Fino a questo momento abbiamo dato vita ad un'operazione diffusa sul territorio. Non abbiamo avuto alcuna segnalazione o protesta per quel che riguarda l'ordine pubblico, salvo un'indegna gazzarra al Lido dove sono state chiamate "assassine" persone che sono fuggite dalla fama e dalla guerra».
L'AFFONDO DEL PREFETTO - Domenico Cuttaia ce l'ha messa tutta. E non è stato facile soprattutto perchè ha dovuto far buon viso a cattivo gioco. Su 44 sindaci della provincia convocati ieri in Prefettura, a Ca' Corner, se ne sono presentati solamente 14. «Non posso che dispiacermene - ha sottolineato il rappresentante di governo - ma noi andremo avanti». Strada difficile, ma fondamentale. E così davanti ai sindaci, o loro rappresentanti, di 14 Amministrazioni comunali (Mira, Camponogara, Quarto d'Altino, Meolo, Portogruaro, San Donà, Martellago, Marcon, Venezia, Scorzè, Musile di Piave, Spinea e Stra), Cuttaia ha rilanciato l'azione del Viminale per l'emergenza profughi sottolineando come non vi siano stati problemi di ordine pubblico e come siano transitate nel Veneto settemila persone.
PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA'- «Rispetto ad un'analoga emergenza nel 2011 - ha detto - la situazione è cambiata. La nostra organizzazione è buona anche se i finanziamenti pro capite e al giorno sono diminuiti. Siamo passati dai 46 euro (divisi tra assistenza, vitto e pernottamento) agli attuali 33,50. Anche qui ha colpito la "spending review"». E poi Cuttaia ha lanciato il suo appello, già espresso negli scorsi giorni: «Se ogni comune della Provincia decidesse di dare assistenza ad otto, nove profughi - ha ribadito - risolveremo l'emergenza con grande serenità e saremo in grado di assorbire senza problemi le quote di migranti in arrivo». Come è noto la quota stabilita per il Veneto si aggira sui 3742 posti a livello regionale (2224 già operativi) e 1518 ancora disponibili. Di questi 318 dovrebbero essere la quota decisa per la provincia di Venezia. Intanto si cercano nuovi sedi per l'ospitalità.
DUE NUOVE SEDI - Ne sono state individuate due in comune di Venezia: l'ex scuola di Trivignano dove nell'arco di un mese dovrebbero essere trasferiti gli ospiti ora al Morosini e l'ex sede della Polizia provinciale in Corso del Popolo a Mestre, a due passi dalla sede della Guardia di Finanza. «Purtroppo - ha aggiunto il Prefetto - devo rilevare che alcune cose sono cambiate. E mi riferisco in particolare agli albergatori di questa regione. In un primo tempo avevano aderito, anche con slancio alle nostre richieste per alloggiare piccoli gruppi di profughi nei loro alberghi, ma poi nel giro di qualche giorno, le associazioni di categoria hanno ritenuto di cambiare idea decidendo di non impegnarsi. Non vorrei che ci fossero stati ripensamenti dell'ultim'ora. Sarebbe gravissimo».
COMUNI PERPLESSI - E se Cuttaia ha tentato il tutto per tutto, le Amministrazioni comunali presenti non hanno nascosto le loro preoccupazioni e le loro perplessità. «Vorrei capire bene che cosa vuol dire accoglienza - ha detto il sindaco di Quarto, Silvia Conte - anche perchè sarebbe opportuno, e mi appello al Prefetto, che ci si adoperasse per risolvere le lungaggini che arrivano dall'Ater sull'assegnazione anche a nostri concittadini, di un alloggio sfitto». Sulla stessa linea anche Andrea Follini, (Marcon): «L'emergenza noi ce l'abbiamo tutti i giorni. E di fronte ai miei cittadini. Occorrono regole, tempi e finanziamenti certi». Fuori dal coro il primo cittadino di Scorzè, Giovanni Battista Mestriner: «Non potete pensare di risolvere tutto dandoci degli incentivi finanziari - ha sbottato rivolto al prefetto - Il vero problema di ordine pubblico è quello rappresentato da questo tipo di iniziative». Perplessità, ma anche ipotesi di collaborazione, sono emerse dai rappresentanti di Spinea, Mirano e Martellago. Il sindaco di Mira, Alvise Maniero che già ospita una trentina di profughi. «Abbiamo approntato una serie di iniziative di mediazione culturale - ha detto - che consentono ai profughi di lavorare, di fare corsi di italiano. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».
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