Le associazioni scrivono al Comitatone: «Grandi navi, tutte le ipotesi a confronto»

Mercoledì 4 Marzo 2020
LA LETTERA
VENEZIA Una lettera al Comitatone, in programma per il 12 marzo, che punta il dito contro l'Autorità portuale e le sue proposte di soluzioni transitorie per le grandi navi. La firmano Marco Zanetti, per Venezia Cambia, Michele Boato, per Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Roberto Sinibaldi, per Wwf Venezia e Territorio, Salvatore Lihard, per il comitato ambientalista Altro Lido, che tornano a chiedere una nuova valutazione di tutte le ipotesi. «E' davvero sconcertante che i progetti e le ipotesi presentate in diversi stadi di approfondimento non abbiano avuto complessiva valutazione e comparazione dall'Autorità Portuale. Chiediamo dunque a questo Comitato che venga finalmente attivato un sistema pubblico di valutazione, con procedure metodologie e parametri dichiarati preliminarmente, trasparente, partecipato e controllabile, come è preciso dovere di una affidabile amministrazione pubblica».
Le proposte del Porto come ipotesi temporanee si collocano tra il terminal Fusina, la banchina Lombardia e quella Veneto. «Sorprende che le tre ipotesi insistano tutte sul Canale dei Petroli che già ora ha gravi problemi di incompatibilità con il riequilibrio lagunare e di sostenibilità rispetto ad un traffico di navi sempre più grandi e numerose - scrivono le associazioni -. Sorprende che le soluzioni proposte, pur presentate come temporanee per l'avvio della stagione croceristica ormai imminente, richiedano di fatto tempi non brevi per le necessarie varianti alla strumentazione urbanistica, comunale e portuale, per la conversione d'uso esclusivo da commerciale' a passeggeri', nonché per le necessarie valutazioni ambientali e sulla sicurezza di un traffico di navi passeggeri, di dimensioni così grandi e incongrue, sia per le dimensioni del Canale dei Petroli sia per la prossimità a impianti industriali, a rischio di incidente rilevante, e infine per le necessarie nuove concessioni e per le varie cantierizzazioni per scavo dei fondali...». Insomma soluzioni non immediate che «accoglierebbero solo metà delle navi previste a Venezia oltre le 40.000 tonnellate mentre il porto commerciale perderebbe definitivamente containers per almeno 100.000 Teu all'anno e circa 50 posti di lavoro» continua la lettera. Ed ecco la richiesta di una nuova valutazione di tutte le proposte in campo. La lettera cita in particolare l'avamporto galleggiante al Lido, per cui lo stesso ministro ai beni culturali Franceschini si era detto favorevole ad una sperimentazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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