La bomba esploderà al largo del Lido

Mercoledì 29 Gennaio 2020
La bomba esploderà al largo del Lido
L'OPERAZIONE
MESTRE Il bomba day di domenica sarà suddiviso in due fasi: la prima che prevede l'evacuazione di chi risiede entro i 1.800 metri di raggio dal punto del ritrovamento e il blocco della circolazione. Poi, una volta completato lo sgombero dell'area, partirà la seconda parte dell'operazione: il despolettamento, il trasporto e il brillamento dell'ordigno. Sarà la Marina Militare a gestire le operazioni sul piano nautico: le uniche navi che dovranno uscire dal porto saranno gasiere e chimichiere, perché i loro moli sono i più vicini al cantiere in cui si trova la bomba e perché il loro, ovviamente, è il carico più delicato.
Le altre navi potranno rimanere ormeggiate al loro posto, ma il personale dovrà rimanere all'interno e non sul ponte: il rischio maggiore, nella malaugurata ipotesi che qualcosa dovesse andare storto, è la diffusione di schegge, che appunto potrebbero viaggiare fino a due chilometri di distanza. L'unico canale, invece, che verrà interamente sgomberato sarà il Brentella. Una volta disinnescata (dagli artificieri del Genio di Legnago, incaricati del despolettamento a terra) la bomba verrà messa in acqua, in ammollo, ma sorretta da dei palloni galleggianti e rimorchiata dalla nave. La velocità di crociera sarà tra i 4/5 nodi all'ora, percorrerà il canale dei Petroli, passerà le bocche di porto per poi raggiungere il punto scelto per il brillamento: l'area d'ancoraggio delle navi cargo al largo di Malamocco.
ESPLOSIONE A DISTANZA
Il tempo previsto per raggiungere la Malamocco big cargo è tra le tre e le quattro ore (massimo). A quel punto, si procederà a preparare la bomba, che verrà imbragata con delle microcariche telecomandate a distanza e immersa a circa 8 metri di profondità (due/tre dal fondale), distanza scelta dai tecnici della Marina per limitare gli effetti di propagazione sismica post esplosione. Qui, entrerà in vigore un nuovo ordine di divieto di navigazione e sorvolo (l'acronimo e Notam, Notice to airmen) per cui chiunque, anche gli artificieri del Nucleo Sdai della Marina, incaricati per il brillamento dell'ordigno, dovranno stare ad almeno un chilometro di distanza dall'area cargo. Le operazioni, qui, si chiuderanno in circa un'ora e mezza. A quel punto si potrà procedere con l'esplosione controllata. Parliamo di una bomba d'aereo del 1944 di 226 chili, di cui 130 di tritolo, conservata ottimamente in questi 76 anni. La deflagrazione alzerà una colonna d'acqua di circa un centinaio di metri. Nebbia permettendo (le previsioni danno banchi sparsi per tutta la giornata) la spettacolare esplosione dovrebbe essere ben visibile dalla costa del Lido.
«IMPATTO ENORME»
La scelta di farla esplodere in mare, però, ha suscitato qualche perplessità. Adriano Sfriso, docente di Ecologia degli Ambienti costieri all'Università di Ca' Foscari, è molto preoccupato per l'impatto che avrà l'operazione sul fondale marino. «Il colpo coinvolgerà una superficie ampia, distruggendo tutto ciò che c'è - spiega - l'onda d'urto in acqua si propaga velocemente, il fondale ne risentirà di sicuro. Per questo motivo credo che sarebbe meglio pensare a una soluzione a terra, in una cava o una zona desertica magari, dove l'impatto può essere più attenuato e avere meno ripercussioni negative». Come si fece, per esempio, nel 2010 con la gemella della bomba. Un ordigno identico, ritrovato a pochi metri di distanza, venne fatto brillare appunto a terra, in zona Giare a Mira. «Diverso sarebbe il caso se avessimo un mare molto profondo - continua Sfriso - ma da noi arriviamo al massimo a 15 metri. L'esplosione spazzerà via il fondale, questo significa che in quella zona di sicuro il pesce mancherà per un bel po' di tempo, situazione che si ripercuoterà sulla pesca».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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