L'INTERVISTA
Avete un vecchio libro di storia delle elementari o delle medie?

Domenica 14 Ottobre 2018
L'INTERVISTA
Avete un vecchio libro di storia delle elementari o delle medie? Buttatelo, non dice la verità sulla nascita di Venezia. Anzi no. Meglio tenerlo, per confrontarlo con la storia che si sta scrivendo in questi tempi con l'équipe guidata da Diego Calaon e altri docenti di Ca' Foscari che da cinque anni sta scavando a Torcello nell'ultimo terreno di proprietà del Comune - finanziamenti di un progetto europeo - letteralmente anche le origini di Venezia. La narrazione impastata di mitologia che la vuole nata fuggendo dai barbari non tiene più. Questo è un mito inventato a tavolino che Venezia organizza per dimostrare la sua superiorità, la sua romanità d'origine.
Che ne è dell'epica Serenissima, dell'eroismo narrato nella gesta dei nobili Romani e Bizantini che nelle lagune avrebbero trovato rifugio da orde barbariche?
«Niente. Non ci sono tracce di questa storia. Il mito Venezia è stato scritto a tavolino dalla cancelleria veneziana, Propaganda che comincia nell'XI secolo con Giovanni Diacono in poi fino ad Andrea Dandolo; mito che crea nobiltà e ha il sapore della libertà, ottenuta senza combattere».
Perché accade questo?
«Venezia era potente, commerciava con il mondo ma non era né nobile né antica come altre città. Così il palazzo racconta se stesso tanto fa far diventare la cronaca un fatto mistico-religioso: provare a chiedere ad un anziano che dice delle origini della sua città. Invece le cancellerie straniere dell'XI secolo attribuiscono altro volto ai veneziani, gli arabi per esempio li chiamano i franchi del fondaco»
Nemmeno ad Aquileia Attila distrusse così tanto. Che fecero i barbari?
«Esaltano la crisi del sistema romano che non riceveva regolarmente le tasse e non dava più servizi. Le prove raccolte scavando non dicono di bruschi passaggi, bensì di una graduale colonizzazione delle lagune legata a fenomeni climatici ed economici. Un po' come quando Venezia si spopola e la gente va a Mestre».
Torcello era?
«Il porto di Altino. Le strutture acque di Altino nel II e III secolo dopo Cristo si stavano interrando e le merci transitavano per Torcello. Abbiamo trovato il vecchio porto di Torcello; i magazzini con porte scorrevoli, le case, le officine come quella del calzolaio (sono stati rinvenuti centinai di ritagli di cuoio); i cantieri navali molto simili a quelli di adesso».
Altino marmi, invece Torcello è soprattutto legno.
«Abbiamo calcolato che per edificare le strutture del vecchio porto scavato in un anno di lavoro furono utilizzati trecento alberi al giorno, querce e ontani: 110-120 mila piante, cercate soprattutto in terraferma. E servivano alberi per il fuoco delle fornaci (producevano ottimo vetro). Il legno e non le pietre erano la ricchezza delle origini di Torcello e Venezia»
Chi lavorava?
«Fuori di metafora: schiavi o quasi schiavi, servi. Ma nel primo periodo altomedievale non si trova quasi una riga nei documenti veneziani su questo uso nell'economia veneziana. Il commercio di uomini non liberi costituiva una prassi. Gli schiavi erano uno tra i prodotti principali del commercio dei veneziani dal IX secolo: provenienti dai bottini di guerra dell'Europa Carolingia, (Romania e i Balcani di adesso ndr). Le navi che riportano olio, vino, spezie da Alessandria partono da Venezia cariche anche di schiavi, molto richiesti in area islamica. Storia nascosta».
Avete trovato tantissime anfore usate come terrapieni..
«I frammenti di anfore e dei contenitori da trasporto in cui si conservavano olii, vini, salse di pesce e spezie provengono da tutto il Mediterraneo e, in particolare, dal Mar Nero, dalla Turchia, dall'Italia Meridionale Egitto e Israele».
Quindi Torcello è la Venezia delle origini
«Non usavano ponti, ma solo zattere, passerelle e imbarcazioni. La viabilità si basava esclusivamente sull'acqua. A Torcello nel IX e nel X secolo le case e i cortili si affacciavano tutti sull'acqua e gli accessi avvenivano attraverso pontili o rive. E Venezia delle origini non era una città di pietra, né di mattoni, usate solo per gli edifici religiosi. Case, magazzini e edifici artigianali, avevano alzati in legno e fango, non capanne: assomigliavano di più agli empori-città carolingi dell'Europa Settentrionale che alle città bizantine del Mediterraneo».
Cosa mangiavano a Torcello nel VI-VII secolo?
«Abbiamo trovato resti di pesce, molluschi, pecore e capre - che arrivavano al laccio per la macellazione, qui non si allevavano le loro pelli diventavano pergamene -, maiali, più simili ai cinghiali di oggi. Ma anche delfini, ortaggi e frutta».
Qualche sorpresa?
«Lo scheletro di una donna del VII-VIII secolo. Rifiuti degli anni '70 del secolo scorso arrivati da Venezia. Un marmo con una scritta parziale Cundo e una P. Forse Giocondo e Macondo, forse riferita ad un patriarca».
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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