L'EMERGENZA
VENEZIA Al sì della Regione, che si è espressa a favore

Domenica 13 Giugno 2021
L'EMERGENZA
VENEZIA Al sì della Regione, che si è espressa a favore dell'inserimento della figura dell'infermiere di famiglia e di comunità indicando una quota per numero di abitanti, non ha fatto seguito una risposta unanime delle Asl. Da qui nasce l'appello della presidente dell'Ordine degli infermieri di Venezia, Marina Bottacin: «Nel Veneziano sono attesi 137 infermieri, ma non ce n'è ancora nessuno. Senza un coordinamento tra le Asl si rischiano modelli assistenziali diversi. È necessaria un'accelerata sulle assunzioni e sui percorsi formativi universitari».
NUOVA ORGANIZZAZIONE
La pandemia da Covid-19 e l'attuale situazione epidemiologica e demografica della popolazione italiana hanno fatto emergere la necessità di rivedere i modelli di assistenza territoriali a partire dalla possibilità di condividere informazioni facendo rete. In questo senso, secondo Bottacin l'Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC) diventerà in futuro una delle figure centrali sul piano sanitario. L'Ordine degli infermieri osserva però che le normative sulle competenze non sono ancora definitive e c'è ancora poca chiarezza: «La Legge 77/'20 identifica la figura come risorsa in risposta dell'emergenza pandemica, ma non contiene indicazioni esplicite sulle competenze necessarie e sulla formazione». Un primo chiarimento è arrivato dal documento «Position Statement» della Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche 2020 nel quale si precisa che compito dell'Ifec è favorire la promozione e il mantenimento della salute della persona e della sua famiglia con una azione anticipatoria di lettura dei bisogni ancora inespressi e contribuire a supportare la rete del welfare di comunità interagendo con volontari, associazioni, parrocchie, vicinato, famiglie disponibili a dare aiuto ai concittadini che si trovano in una situazione di fragilità. «Non solo eroga cure, ma attiva reti presenti in modo latente nella comunità» aggiunge Bottacin, per la quale il meccanismo di delega alle Regioni su questo tema, senza un unico coordinamento, non è sufficiente. L'Ordine fa l'esempio dei bandi di assunzione o mobilità interna che sono stati finora attivati dalle aziende sanitarie: «Risultano disomogenei e siamo molto preoccupati. Si rischia di dar vita a modelli assistenziali territoriali diversi non solo tra regione e regione, ma anche tra le Asl di una stessa regione, snaturando e riducendo il ruolo dell'IFeC». La Regione aveva previsto 8 infermieri di famiglia e comunità ogni 50mila abitanti: «Ma tutto per il momento sembra rimanere sulla carta per buona parte delle nostre realtà regionali».
DECRETO RILANCIO
A livello nazionale, dei 9.552 infermieri che avrebbero dovuto essere assunti con questo ruolo ai sensi del dl Rilancio solo 1.132 (l'11,9%) sono attualmente in servizio. A Nordest dei 1.848 previsti ce ne sono in servizio 154 (8,3%): «A Venezia ne servirebbero 137, ma non ne è stato assunto ancora nessuno». «Anche per quanto riguarda la formazione manca un coordinamento - conclude la presidente Opi Venezia -: le Università non vengono sempre coinvolte nella progettazione formativa. Devono essere pensati percorsi formativi condivisi con tutte le istituzioni coinvolte almeno negli aspetti essenziali, garantendo così anche il proseguimento in percorsi post laurea su Infermieristica di famiglia e comunità».
Melody Fusaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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