IL CASO
VENEZIA Chi sabato ha rubato nella chiesa di San Felice, forse nascondendosi

Venerdì 19 Aprile 2019
IL CASO
VENEZIA Chi sabato ha rubato nella chiesa di San Felice, forse nascondendosi per aspettare la chiusura dell'edificio e poi uscire da una porta laterale ad apertura interna, sapeva benissimo come muoversi e conosceva ogni consuetudine di chi la gestisce. Solo così si spiega il quando è avvento il colpo - tra le 12 e le 15.30 con la chiesa chiusa per il pranzo del custode e lui, che per abitudine, non inserisce l'allarme - e il come: senza indugio, sapendo cosa lasciare lì e cosa portare via. Pisside e ostie comprese.
Tutti aspetti su cui stanno lavorando i carabinieri della Compagnia di Venezia che pur non scartando ogni pista, seguono con maggior insistenza quella diretta ad un furto mirato al riutilizzo delle ostie e degli stessi oggetti sacri rubati in messe nere. Per impossessarsi del calice in cui sono contenute le ostie, il ladro ha aperto il tabernacolo usando le chiavi, di solito conservate in un altro luogo della chiesa ma spostate per la Settimana Santa. Un particolare di cui il ladro doveva essere a conoscenza.
I PRECEDENTI
Lo scorso 23 dicembre un giovane aveva rubato due candelieri d'argento, un'acquasantiera e un mazzo di chiavi dalla chiesa dei Santi Apostoli. Il ladro però era stato scoperto, inseguito e bloccato. Il parroco don Raffaele Muresu lancia perciò un appello: «Il ladro di San Felice, come quello dei Santi Apostoli, conosceva bene la chiesa, era qualcuno che osservava da diverso tempo i luoghi e le nostre abitudini. Sapeva dove era il tesoro. Sarebbe bene che anche nelle altre parrocchie facessero attenzione alle persone che dimostrano curiosità per prevenire furti sacrileghi che preannunciano un uso profanatorio». Il furto di San Felice ha infatti riguardato solo alcuni oggetti sacri: la pisside con le ostie consacrate, una croce astile d'argento, un calice e un ostensorio, mentre sono stati invece ignorati il denaro presente in chiesa, altri oggetti sacri di valore e una collana d'oro.
LA PAURA
«Il mio timore è proprio quello di un uso delle particole consacrate e degli oggetti sacri rubati per le messe nere - conferma don Raffaele - anche perché i furti nelle mie due parrocchie si sono verificati attorno al periodo di Natale e Pasqua. Potrebbero essere gruppi satanici che normalmente purtroppo usano questi oggetti». Nella parrocchia di San Felice le messe sono solo al sabato sera e alla domenica, ma la chiesa resta aperta alla preghiera ogni giorno e in quaresima ogni venerdì si è tenuta la Via Crucis dell'unità pastorale. «È una chiesa molto frequentata - commenta ancora don Muresu - e francamente mi stupisce che nessuno abbia visto niente. Il volontario sacrestano prima di chiudere la chiesa aveva controllato che non ci fosse nessuno, guardando anche dentro al confessionale. Le porte non sono state forzate per cui probabilmente il ladro si sarà nascosto dietro una colonna o tra i banchi».
Daniela Ghio
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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