Gli applausi del mondo, dal Pulitzer al Man Booker Prize

Giovedì 24 Maggio 2018
Il Nobel è l'unico premio che Philip Roth - eterno favorito - non ha mai ricevuto. E, dopo i recenti scandali che hanno offuscato il prestigio dell'Accademia di Stoccolma, è forse anche un bene che sia andata così. In fondo, cosa hanno Alice Munro, Patrick Modiano o persino Jean-Marie Gustave Le Clézio, che non abbia Roth, moltiplicato per cento? Lo scrittore del Lamento di Portnoy ha vinto tre PEN/Faulkner Awards (per Operazione Shylock, La macchia umana, e Everyman); due National Book Award; due National Book Critics Circle awards; persino il Man Booker Prize - il massimo riconoscimento letterario inglese - si è accorto di lui nel 2011, quando il premio si è aperto agli autori stranieri anglofoni (o tradotti); Pastorale americana gli ha dato il Pulitzer, nel 1997; e sorvolando sui premi minori, ricordiamo il premio Principe delle Asturie; il riconoscimento del settimanale tedesco Die Welt; la medaglia National Humanities conferitagli da Barack Obama; e (chi l'avrebbe mai detto) la Legion d'onore francese. Stando al decano dei critici americani, Harold Bloom, Roth era tra i massimi autori statunitensi contemporanei, assieme a Thomas Pynchon, Don DeLillo e Cormac McCarthy. Bloom vedeva in Roth lo scrittore ebreo che aveva tratto le estreme conseguenze dal lavoro di Freud e di Kafka; e trovava migliore la sua opera rispetto a quella di Saul Bellow. In fondo, i premi non sono altro che riconoscimenti conferiti da uomini; sarebbe meglio ricordare Roth soltanto per quello che ha scritto; non sarebbe poco. In fondo, quando tu pubblichi un libro, diventa il libro del mondo.
Riccardo De Palo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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