Protestano da anni senza risultati apprezzabili. Ora minacciano, se non otterranno quanto chiedono, di non iscrivere più i figli al servizio di ristorazione scolastica per il prossimo anno, consapevoli comunque che sarebbe una sconfitta per tutti.
I genitori del Comitato mensa Lido-Pellestrina sono sul sentiero di guerra. È innegabile che sia difficile far mangiare ai bambini certi cibi, per quanto tutti pontifichino sull'utilità delle proprietà organolettiche della piramide alimentare e sul valore educativo della refezione collettiva. Che però poi siano i bambini a decidere se e cosa mangiare in mensa è un dato di fatto, che mette gli adulti con le spalle al muro.
E così il Comitato mensa del Lido e Pellestrina, sottolineando che «troppo spesso i bambini escono da scuola dopo 8 ore senza aver mangiato né il primo né il secondo, o buttano il cibo come se nulla fosse», hanno deciso di ribellarsi.
«Abbiamo collaborato negli anni perché il servizio di ristorazione scolastica fosse utile ed efficiente - scrivono in una lettera indirizzata a Comune e Ames - ma non siamo stati ascoltati».
Le famiglie propongono che vengano analizzate le schede di valutazione dei comitati mensa abbinando primi poco graditi a secondi molto graditi e viceversa. «Questo consentirebbe di mantenere la varietà dei cibi, ma diminuirebbe la probabilità di ritrovarsi un bambino digiuno da 8 ore all'uscita di scuola». Propongono poi di «diminuire zuppe e paste integrali a favore di pasta bianca e riso» certi di andare a cozzare contro i più moderni principi nutrizionali, ma pratici: spesso certi alimenti «finiscono interamente nel cestino». Inoltre si chiede che i genitori possano richiedere liberamente il pasto bianco e non solo tre volte al mese, garantendo una maggiore rotazione dei cibi, soprattutto quelli poco graditi.
Infine contro i furbetti e contro gli sprechi sottolineano la necessità di un conteggio dei pasti più efficiente, con un confronto tra i bambini presenti a scuola e i pasti richiesti.
Capita infatti che qualcuno disdica il pasto e poi lo consumi ugualmente, oppure che gli esenti dal pagamento del buono anche quando assenti non disdicano il pasto, incrementando lo spreco.
La parola passa ad Ames: il rischio è che il prossimo anno il pranzo al sacco sia molto più diffuso.
© riproduzione riservata
I genitori del Comitato mensa Lido-Pellestrina sono sul sentiero di guerra. È innegabile che sia difficile far mangiare ai bambini certi cibi, per quanto tutti pontifichino sull'utilità delle proprietà organolettiche della piramide alimentare e sul valore educativo della refezione collettiva. Che però poi siano i bambini a decidere se e cosa mangiare in mensa è un dato di fatto, che mette gli adulti con le spalle al muro.
E così il Comitato mensa del Lido e Pellestrina, sottolineando che «troppo spesso i bambini escono da scuola dopo 8 ore senza aver mangiato né il primo né il secondo, o buttano il cibo come se nulla fosse», hanno deciso di ribellarsi.
«Abbiamo collaborato negli anni perché il servizio di ristorazione scolastica fosse utile ed efficiente - scrivono in una lettera indirizzata a Comune e Ames - ma non siamo stati ascoltati».
Le famiglie propongono che vengano analizzate le schede di valutazione dei comitati mensa abbinando primi poco graditi a secondi molto graditi e viceversa. «Questo consentirebbe di mantenere la varietà dei cibi, ma diminuirebbe la probabilità di ritrovarsi un bambino digiuno da 8 ore all'uscita di scuola». Propongono poi di «diminuire zuppe e paste integrali a favore di pasta bianca e riso» certi di andare a cozzare contro i più moderni principi nutrizionali, ma pratici: spesso certi alimenti «finiscono interamente nel cestino». Inoltre si chiede che i genitori possano richiedere liberamente il pasto bianco e non solo tre volte al mese, garantendo una maggiore rotazione dei cibi, soprattutto quelli poco graditi.
Infine contro i furbetti e contro gli sprechi sottolineano la necessità di un conteggio dei pasti più efficiente, con un confronto tra i bambini presenti a scuola e i pasti richiesti.
Capita infatti che qualcuno disdica il pasto e poi lo consumi ugualmente, oppure che gli esenti dal pagamento del buono anche quando assenti non disdicano il pasto, incrementando lo spreco.
La parola passa ad Ames: il rischio è che il prossimo anno il pranzo al sacco sia molto più diffuso.
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