ARTE
Fino all'ultimo, nonostante l'inesorabile avanzare della malattia, Laura

Mercoledì 23 Ottobre 2019
ARTE
Fino all'ultimo, nonostante l'inesorabile avanzare della malattia, Laura de Santillana ha continuato a progettare nuove forme del vetro. Del resto questo materiale, di cui conosceva tutti i segreti, era iscritto nel suo Dna personale e in quello della sua famiglia. Nata a Venezia nel 1955, è scomparsa nella tarda notte di lunedì. L'annuncio è stato dato ieri da Marie-Rose Kahane presidente di Pentagram Stiftung, la Fondazione impegnata in un programma espositivo del vetro di durata decennale. Si diceva della sua dinastia.
DINASTIA VENINI
Il padre Ludovico Diaz de Santillana ereditò la vetreria da Paolo Venini alla sua morte nel 1959, promuovendo anche giovani artisti come è il caso di Thomas Stern le cui opere, davvero innovative, sono attualmente esposte alla Fondazione Cini. Molto forte anche il legame con il fratello Alessandro Diaz De Santillana. Uniti e, al contempo, così indipendenti nella loro ricerca artistica. La riprova la si è avuta nel 2014 quando i due fratelli furono affiancati in una mostra che ebbe un curatore d'eccezione in Martin Bethenod, amministratore e direttore di Palazzo Grassi. Il suo legame indissolubile con le sue origini non le impedì di avere una dimensione internazionale. Anzi dopo gli studi classici si recò a New York per confrontarsi con quanto si elaborava oltre oceano. Un atteggiamento esplorativo che ha attraversato tutta la sua attività. Del resto è quasi impossibile rendere conto di tutte le sue mostre in Europa come negli Stati Uniti. Ma non è questo il punto. Piuttosto è la sua capacità di utilizzare la materia del vetro per adattarlo ai veri campi della scultura e dell'architettura ben al di là del singolo oggetto. Un impulso ardente come il fuoco delle fornaci. Sempre all'insegna di una grande eleganza e di un grande dominio del mezzo. A volte sembrava gettare un sasso all'interno del vetro per scomporne la struttura, il tutto giocato sui toni del grigio e del nero. Altre volte, invece, prevale il colore di piccole formelle accostate in un mosaico. Sempre in movimento, grazie alla rinuncia di inquadrarle in una forma geometrica definita. Quasi fossero pennellate impresse con impeto su una tela. Del resto tutto è trasversale nella sua attività nell'intento di superare i confini, alla ricerca di una perfezione forse utopica, ma sempre perseguita. Certo la sua scomparsa rappresenta un grave lutto non solo nello specifico ambito del vetro ma in quello più vasto del mondo dell'arte. Non certo limitato alla pur meritoria perizia del fare artigianale ma espressione di una creatività che è metafora dell'esistenza quale espressione di una volontà creativa inesauribile. Fino all'ultimo respiro.
Lidia Panzeri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci