Addio a Gabriele Rossi Osmida, archeologo romantico

Giovedì 7 Maggio 2020
IL LUTTO
VENEZIA Nella foto che lo ritrae in Turkmenistan quasi non si vede sullo sfondo la carrozzina, dalla quale Gabriele Rossi Osmida - morto a 77 anni, il 4 maggio scorso a Romano d'Ezzelino, dopo una lunga malattia - era voluto scendere per vedere gli scavi che curava da decenni nel paese centro asiatico. Quell'immagine è forse il simbolo più significativo della vitalità e della curiosità intellettuale che hanno accompagnato l'esistenza di ricercatore e archeologo di Rossi Osmida. «Dopo l'ictus che lo aveva colpito proprio in uno scavo - ricorda la moglie Anna Cengia che operava assieme nelle ricerche archeologiche - era tornato due volte nelle steppe turkmene per controllare i cantieri».
Nato a Venezia il 24 aprile del 1943, Gabriele Rossi Osmida è stata una figura capace di unire una febbrile ansia di ricerca scientifica ad una condizione che si potrebbe definire di romantico entusiasmo. C'è chi se lo ricorda fin da giovane come collaboratore del Museo di storia naturale di Venezia dove curava i reperti archeologici, le indagini subacquee e dal quale è partita la ricerca per uno dei lavori che restano significativi nella sua carriere di saggista: nel 1973, per l'Editore Longanesi ha curato infatti I diari di Giovanni Miani, insuperata messa fuoco della vita e del carteggio dell'esploratore veneziano; che aveva donato gran parte della sua collezione alla città di Venezia.
Profondamente appassionato di viaggi, esplorazioni e avventure, Rossi Osmida aveva collaborato anche di recente con gli organizzatori della mostra padovana dell'Egitto di Belzoni in quanto a metà degli anni '80 aveva scritto un saggio (Il gigante e le piramidi Eri) sulla figura dell'esploratore dopo una serie di ricerche che l'avevano portato a seguire le orme del padre dell'egittologia fino in Sudan. Negli anni Ottanta lo studioso partecipò a iniziative internazionali curando per conto del Ministero degli Affari Esteri e del Cnr il progetto Aphrodite's Scents (1985-88), e realizzando una serie di mostre-documento in Irlanda, Olanda, Korea, Malesia, Usa oltre che in Italia; ma si contano a decine le esposizioni che hanno portato la sua firma. Ha collaborato anche con il Centro studi e Ricerche Ligabue di Venezia ed è stato autore di decine di volumi e centinaia di saggi e articoli di archeologia, antropologia, scienze. Negli ultimi anni l'archeologo aveva concentrato la sua attività nella. da lui nominata, Civiltà delle Oasi; una cultura carovaniera del terzo millennio a.C. sviluppatasi sulle rotte commerciali destinate a diventare la via della Seta. Verrà sepolto nel cimitero di Oriago.
A. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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