Ucciso lo sciacallo con il radiocollare

Martedì 24 Settembre 2019
Ucciso lo sciacallo con il radiocollare
IL CASO
UDINE È una mattanza. Una strage silenziosa, che si consuma su strade, dossi e svincoli autostradali. Salgono a sette (almeno) i rarissimi esemplari di sciacallo dorato travolti da auto e camion quest'anno in Fvg. Due nel giro degli ultimi tre giorni. Il 20 settembre scorso è stato investito e ucciso lungo la A4, nei pressi di Monfalcone, Yama, l'animale adulto che era stato catturato e dotato di radiocollare geosatellitare dai ricercatori dell'ateneo di Udine il 14 agosto scorso vicino al lago di Pietrarossa. Nella notte fra domenica 22 settembre e le primissime ore di ieri, intorno a mezzanotte e un quarto, è morta travolta da un'auto nella zona industriale di San Mauro a Pavia di Udine una cucciolotta di pochi mesi, che faceva parte di un branco di almeno 8 animali attivi lungo il Torre. Era già morto anche un suo fratellino. Sempre investito. Gli esperti parlano senza mezzi termini di «tragedia». Anche perché, dallo studio dei movimenti di Yama, un capobranco, si aspettavano grandi risultati su una specie rarissima, sempre sull'orlo dell'estinzione, di cui in Italia si contano «80-85 esemplari» al massimo, circa «6070» dei quali proprio nella nostra regione, come spiega lo zoologo Luca Lapini del Museo friulano di storia naturale.
MONITORATO
Il corpo senza vita di Yama è stato trovato da una ditta che si occupa della rimozione di carcasse di animali lungo l'autostrada, che «ha capito che non si trattava di un cane e ha informato il centro di recupero fauna». Era il primo esemplare catturato in natura in Italia (un altro cucciolone di Canis aureus, ribattezzato Alberto, invece, era stato munito del suo bravo radiocollare invece dopo essere stato salvato in seguito ad un altro investimento l'11 marzo scorso e poi liberato sul campo di Osoppo il 9 aprile) come aveva annunciato con soddisfazione l'ateneo friulano ad agosto scorso. L'operazione era andata a buon fine dopo un anno di ricerche nell'ambito del programma di monitoraggio del progetto Nat2Care, finanziato dall'Ue. «La sua cattura - ricorda Lapini - era stata pazientemente organizzata dal gruppo di lavoro dell'Università di Udine coordinato da Stefano Filacorda, e reso possibile dall'attività di due giovani collaboratori dell'ateneo, Yannick Fanin e Marta Pieri. Per questa ragione era stato battezzato Yama, dalle iniziali dei loro nomi. Un vero peccato sia per l'animale che i ragazzi avevano imparato a conoscere sia per le conoscenze nel loro complesso». «Un peccato mortale - ripete - perché avrebbe fornito dati preziosi di territorialità». Era considerato un capobranco, di un gruppo «di cinque o sei animali». Secondo Lapini «il danno è enorme, non soltanto per la perdita dell'animale, ma anche per la comunità scientifica tutta, che perde la possibilità di avere dati sulla territorialità del branco riproduttivo di Yama. Incollarare un soggetto della coppia di genitori è infatti l'unico modo per avere informazioni serie sull'estensione del territorio difeso da un branco». Dallo studio di Yama, gli esperti si aspettavano di ottenere informazioni preziose. «I mesi più interessanti sarebbero stati quelli dell'autunno e dell'inverno, quando il territorio difeso da un branco si estende anche di cinque volte. Finora i cuccioli erano ancora piccoli», spiega Lapini. Lo zoologo ricorda che Yama non è il primo sciacallo con radiocollare del Nordest, ma Alberto «è un cucciolone, investito da automobili l'11 marzo, a circa 11 mesi, e liberato con radiocollare sul Campo di Osoppo il 9 aprile. Sia per la sua giovane età, sia perché non sappiamo quanto sia rimasto menomato dall'incidente, fornirà informazioni meno importanti e più difficilmente interpretabili». Da qui il senso di tragedia e di impotenza. «Siamo tutti molto dispiaciuti, visto che in Italia la specie ha numeri complessivi ancora di molto sotto il centinaio di esemplari, ed è dunque ancora sul bordo dell'estinzione».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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