Medici e infermieri in cura per l'ansia da pandemia

Sabato 28 Novembre 2020
IL PROGETTO
UDINE Medici e infermieri in cura per lo stress, il burnout e l'ansia da covid. Si allarga il raggio di azione del progetto della task force per la promozione della salute sul posto di lavoro per aiutare chi ci ha aiutato sotto la regia dell'Arcs. Dopo la fase sperimentale avviata ad aprile, che in un primo step prevedeva di coinvolgere - come si legge nel progetto pubblicato - almeno 40-50 persone per sede aziendale (quindi un'ottantina i sanitari che hanno aderito volontariamente alla ricerca), vittime di disturbi legati alla pressione da pandemia, con il nuovo step, da gennaio 2021 saranno pronti ai blocchi di partenza ben undici psicologi volontari (dipendenti delle Aziende) e tre medici individuati dai rispettivi Ordini, per dar corpo ad una serie di gruppi di auto-aiuto a cui gli operatori sanitari potranno rivolgersi al primo campanello di allarme. Che sia l'insonnia, lo scarso appetito o il cortisolo alle stelle. Destinatari soprattutto i lavoratori contagiati e poi guariti e rientrati in corsia, i dipendenti impegnati in emergenza e Pronto soccorso, nei reparti di terapia intensiva, nei ricoveri ordinari, nei servizi di prevenzione (decisamente sotto stress), sulle ambulanze, ma anche nelle Rsa, nei reparti trasformati in settori covid. Ora che si tirano le somme sui risultati dell'esperienza pilota (che saranno analizzati il 3 dicembre alla conferenza regionale Health promoting hospitals & Health), l'Ordine regionale degli psicologi, guidato da Roberto Calvani è già pronto ai blocchi di partenza per inserirsi in forza nei prossimi passaggi, a braccetto con i colleghi medici. I due Ordini, infatti, nei prossimi giorni, sigleranno un protocollo d'intesa che punta anche a superare la dicotomia fra gli aspetti biologici e psicologici legati allo stress, in nome di un approccio integrato.
AUTOAIUTO
«Alla prima fase coordinata da Arcs hanno aderito volontariamente molti medici e infermieri - dice Calvani - con sintomi da stress, dai disturbi del sonno a quelli dell'alimentazione, dall'aumento ponderale all'alterazione dei valori di cortisolo e degli altri indicatori fisiologici». Per la fase due del progetto che punta ad aiutare gli angeli in corsia, «siamo riusciti ad attivare altri undici psicologi e tre medici volontari, dipendenti dell'Azienda sanitaria, che parteciperanno alla formazione che faremo a inizio gennaio per la conduzione di gruppi di auto aiuto. Finora, ne erano stati attivati due a Pordenone e uno a Trieste. Adesso vorremmo estenderli a tutta la regione, quindi anche alla provincia di Udine, con l'utilizzo di macchinari di bio feedback (per stimolare la consapevolezza ed il controllo delle proprie reazioni ndr), che consentono di misurare le alterazioni fisiologiche e indurre il rilassamento». «Saranno operativi due psicologi a Pordenone, sei in provincia di Udine, di cui due per l'Alto Friuli, due per la Bassa e due per il Medio, e infine altri tre su Trieste». L'idea, spiega il presidente dell'Ordine regionale degli psicologi, «sarebbe quella di creare dei gruppi permanenti di autoaiuto, con le nuove forze individuate, per combattere le patologie da stress. È necessario un approccio integrato». Nei gruppi di supporto, coinvolti anche dei medici. Come chiarisce il presidente uscente Maurizio Rocco (che, nel periodo di interregno con il suo successore Tiberio sarà probabilmente chiamato a siglare il protocollo), «abbiamo aderito al progetto per aiutare chi vive una situazione di stress legata al virus. Una vita sul filo del rasoio, per sé e per i parenti. So di medici e infermieri che non vanno neppure a dormire a casa, di colleghi operativi nei reparti covid che vivono situazioni di tensione perché hanno figli o nipoti piccoli. I gruppi multiprofessionali poranno aiutarli a superare queste difficoltà: abbiamo individuato tre medici che potranno partecipare»
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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