IL RACCONTO
UDINE Dai mesi in trincea della lotta al covid durante la prima ondata

Venerdì 15 Gennaio 2021
IL RACCONTO UDINE Dai mesi in trincea della lotta al covid durante la prima ondata
IL RACCONTO
UDINE Dai mesi in trincea della lotta al covid durante la prima ondata al diploma (con il massimo dei voti) alle serali del Ceconi con indirizzo sociosanitario ottenuto a luglio del 2020, in una breve tregua concessa dalla pandemia. E ora, nel pieno della seconda, il sogno di Andrea Maran, è riuscire a concludere nel 2021 anche un master da coordinatore infermieristico. «Finora ho cercato di studiare fra un turno e l'altro, seguendo le lezioni già caricate on line. Per ora ho fatto solo un'autoverifica. Sperando che la pandemia ci lasci un po' in pace, confido di ricominciare in un prossimo futuro. Adesso la concentrazione va tutta al lavoro. Per il diploma studiavo la notte». Contro il virus «la guerra continua, ma ho fiducia che ne usciremo vincitori. Vorrei prendere il master entro il 2021, ma purtroppo a causa del covid sono bloccati i tirocini, che sarebbero comunque in orario extralavorativo. Potrei anche farli nell'Asufc. Io sarei anche disposto a farli, se fosse fattibile. Ma dipende dall'Azienda e dall'ateneo. Altrimenti, concluderò il percorso nel 2022». 47 anni, ha iniziato a lavorare appena dopo il diploma alla scuola infermieri, nel 95. A Udine è arrivato nel 2000. «Il mio sogno è sempre stato quello di lavorare in Pronto soccorso». Ed è quello che fa da quasi vent'anni, oggi da infermiere esperto: «Un infermiere di Pronto soccorso deve saper gestire dalla piccolo trauma alle urgenze grosse, in collaborazione con medici e Oss». Fra i pazienti ricorda un sessantenne arrivato in reparto a novembre, che probabilmente gli deve la vita. «Respirava male per il covid e ho preso una decisione che ha portato a dargli un'ulteriore chanche. Ho saputo che è stato dimesso ed è in buone condizioni». Ma, fosse per lui, non vorrebbe neanche che si scrivesse, perché «mi piace stare dietro le quinte», dice. E poi «per l'infermiere anziano una qualità è anche l'umiltà». Con il covid è come essere in un ospedale di guerra? «Questa situazione non è facile: quando ti bardi per entrare in area covid sai che fino a fine turno non riuscirai neanche a bere un goccio d'acqua. Questa situazione può portare per gli operatori a stress e stanchezza». Le giornate sono sempre più di fuoco. «Sta risalendo di nuovo il numero degli accessi. Le cifre sono altissime». Come si lavora? «Tanto sotto stress e sotto pressione. Tante volte si arriva a casa stremati, con pochissima voglia di fare qualunque altra cosa». In reparto «noi infermieri siamo sotto organico: una trentina in tutto. Circa la metà di vecchi. Stanno arrivando anche le nuove leve: per i neoassunti è come entrare nel frullatore». Anche lui contagiato da covid ha vissuto l'isolamento domiciliare. «Ora ho fatto il vaccino e aspetto la seconda dose. Ho fiducia che possa portare un miglioramento e ridurre la contagiosità».
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