SALGAREDA
Tutto è bene quel che finisce bene: la compagnia telefonica ha

Giovedì 22 Aprile 2021
SALGAREDA
Tutto è bene quel che finisce bene: la compagnia telefonica ha riconosciuto l'errore ed è pronta a rifondere alla ex cliente tutti i soldi pagati nei sei anni e mezzo trascorsi da quando aveva disdettato la linea. In più redigerà una liberatoria indirizzata alla società di recupero crediti incaricata di incassare gli insoluti. Finisce così l'odissea telefonica di una 72enne di Salgareda alle prese con una bolletta telefonica che andava avanti da sette anni per quanto lei avesse chiesto, e apparentemente ottenuto, la disattivazione in quanto aveva deciso di passare ad altro operatore.
LA BATTAGLIA
Ma dal 2013 al 2020 un controllo all'estratto conto dell'anziana, fatto dal figlio, aveva evidenziato che alla scadenza dei mesi erano stati fatti 84 prelievi automatici, per un totale di circa 4mila euro. Sospeso subito il rid bancario la famiglia della 72enne aveva chiesto lumi a Tim, società con cui la donna aveva siglato il contratto fantasma per il servizio di Alice casa Internet; ma come risposta si era vista recapitare le bollette tramite la posta e per quelle non pagate aveva ricevuto una raccomandata dal recupero crediti. La signora di Salgareda le aveva tentate tutte, comprese fare delle telefonate al servizio amministrativo che però risultava sempre irraggiungibile. E così aveva deciso di rivolgersi allo studio 3A, società specializzata nella difesa dei diritti dei cittadini, e presentare alla Procura della Repubblica di Treviso una denuncia per stalking contro l'operatore telefonico.
LA VERIFICA
«La verifica svolta - fanno sapere da Tim - ha evidenziato un disallineamento tra la pratica presa in carico dall'ufficio commerciale e il sistema automatico che gestisce i collegamenti. In sostanza quest'ultimo non aveva mai staccato la linea e la signora ha continuato a rimanere ufficialmente nostra cliente per tutto questo tempo. Il problema si è evidenziato solo quando, l'anno scorso, la donna ha inviato una seconda raccomandata nella quale chiedeva spiegazioni per la situazione ma a quel punto il servizio clienti si è trovato di fronte al caso di una persona che, risultando un abbonato, chiedeva la restituzione di una canone che per noi era dovuto. Solo le verifiche successive hanno permesso di evidenziare che in effetti la signora aveva fatto disdetta dal servizio nel 2013. Tim comunque rifonderà per intero la somma indebitamente percepita e fermerà ogni azione relativa ai presunti crediti da recuperare».
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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