Ovag distrutta: c'è la pista del dolo

Mercoledì 28 Marzo 2018
Ovag distrutta: c'è la pista del dolo
REFRONTOLO
I primi accertamenti non hanno dissipato i tanti dubbi. Neanche quello che il rogo che domenica sera ha divorato la Ovag di Refrontolo, azienda leader in Italia nella produzione di espositori in plexiglass, non sia di natura dolosa. Anzi. L'ipotesi è subito emersa dopo le operazioni di spegnimento, lunedì mattina, quando i vigili del fuoco hanno effettuato i primi rilievi all'interno dello stabilimento andato in fiamme. Gli investigatori hanno mantenuto il massimo riserbo, ma vi sarebbero diversi elementi che portano a ritenere che a causarel'incendio non sia stato un evento accidentale o, come ipotizzato dai titolari, un corto circuito negli uffici, ma la mano di un piromane. «Nessuna pista è esclusa» non si sbilanciano per ora gli investigatori. Fosse però confermata la natura dolosa del rogo, salirebbe a tre il numero delle ditte date alle fiamme deliberatamente nel corso dell'ultimo anno in provincia di Treviso. Uno scenario inquietante sul quale si è soffermato lunedì mattina anche il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, ospite in prefettura di un vertice sulla legalità e la lotta e il contrasto alle mafie. «Là dove non ci sono truffe, siamo di fronte ad atti di intimidazione» ha spiegato senza tanti giri di parole De Raho sottolineando come i roghi siano, anche in assenza di richieste estorsive, un biglietto da visita specifico usato dalla malavita per creare un clima di paura.
LE INDAGINI
Ieri mattina i vigili del fuoco sono tornati in via Crevada a Refrontolo. Nonostante l'incendio fosse stato spento quasi 24 ore prima, il loro intervento ha permesso di spegnere alcuni focolai che si erano riaccesi, facendo alzare del fumo che aveva preoccupato i residenti della zona. Il capannone al momento è off limits. È stato posto sotto sequestro per permettere agli investigatori del Niat (il Nucleo Investigativo Antincendio Territoriale dei vigili del fuoco) di procedere con gli accertamenti tecnici, indispensabili per risalire con precisione all'origine dell'incendio, probabilmente partito dalla zona uffici. I primi prelievi sono stati effettuati lunedì mattina. Ma nei prossimi giorni, una volta completate le operazioni di smassamento, per le quali verranno interessate delle ditte specializzate in bonifiche, potranno essere eseguiti ulteriori analisi e carotaggi. Vigili del fuoco e carabinieri risentiranno anche i titolari dell'attività, Giorgio Vazzola e il figlio Enrico, costretti a richiedere l'avvio della cassa integrazione per i loro dieci dipendenti. I militari dell'Arma, intanto, hanno già messo al setaccio le immagini di videosorveglianza di Crevada per cercare possibili movimenti sospetti a ridosso del momento in cui si sono sprigionate le fiamme, ovvero verso le 20 di domenica sera, quando l'attività era chiusa.
IL TITOLARE
Ieri mattina Giorgio Vazzola è tornato alla Ovag, azienda alla quale si è dedicato anima e corpo e che, ha promesso, appena possibile riaprirà i battenti. «Abbiamo sentito circolare voci strane - ammette Vazzola - ma posso tranquillamente affermare che non abbiamo mai avuto problemi con nessuno, nè con fornitori, nè con clienti, nè con i dipendenti che sono con noi dal 1984. Siamo fra le poche aziende che lavorano per ditte molto importanti e facciamo un prodotto unico, senza concorrenza, e soprattutto non siamo esposti con le banche. Non ci resta che sperare che ci spieghino cosa sia successo e ci indichino le cause».
LE ANALISI DELL'ARPAV
L'allarme ambientale sembra essere rientrato. «I campioni analizzati dall'Arpav sottolinea in una nota l'Uls2 - evidenziano l'evento acuto occorso, con presenza di composti legati a fenomeni di combustione in concentrazioni che tuttavia non sono significative in termini di impatto sulla sanità pubblica. Rientrano di conseguenza tutte le misure precauzionali indicate nelle prime ore dopo l'evento, fatta salva la raccomandazione di lavare accuratamente per alcuni giorni la verdura raccolta negli orti collocati nel raggio di 500 metri dal luogo dell'incendio». Si tratta comunque di un territorio piuttosto vasto che interessa in linea d'aria almeno quattro comuni. «L'aria ha trasportato comunque su un territorio vasto i residui osserva Vincenza Scarpa, sindaco di Susegana : anche noi per tutta la notte siamo stati in contatto e in attenzione con i tecnici e la protezione civile. Dispiace per la fabbrica e i lavoratori che sono senza lavoro». Ieri mattina i vigili del fuoco, come accennato, sono tornati a Refrontolo per ulteriori analisi nell'azienda andata a fuoco e sotto sequestro, perché in un angolo si sono levate delle fumarole, ma nulla di preoccupante.
Alberto Beltrame
Fulvio Fioretti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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