Non è l'unico ad aver perso tutto. A veder tramutate in uno zero azioni per oltre duecentomila euro. Ma, tra le storie di ordinario raggiro che riguardano Veneto Banca, quella di Daniele Furlan è emblematica. Perchè quei soldi, polverizzati in investimenti all'apparenza sicuri, rappresentavano il risarcimento per una vita distrutta. La sua. Cinquantatrè anni, piccolo imprenditore di Ponte di Piave, Furlan nel 2001 è vittima di un terribile incidente stradale: un'auto gli piomba addosso sul Passante di Mestre rendendolo completamente paralizzato dal collo in giù. Non si rassegna, si riorganizza, fonda un'associazione, diventa consigliere comunale, scrive libri. Sul suo conto corrente nel frattempo vengono accreditate diverse centinaia di migliaia di euro: è il premio assicurativo. Ed è allora che i funzionari di Veneto Banca si fanno vivi: è il 2007 e Furlan inizia ad investire in azioni Veneto Banca. Poi, nel 2011, la situazione internazionale lo mette sull'allerta; si fa strada l'idea di differenziare l'investimento. Ma vendere diventa complicato, o meglio, impossibile. Furlan insiste ma, dopo alcune transazioni iniziali, la parte più consistente di denaro non viene sbloccata. In fondo, come moltissimi risparmiatori, si fida. Fino al crollo delle azioni in borsa e alla disillusione.
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