L'ALLARME
TREVISO Se gli ospedali sono la prima linea, nelle città si combatte

Martedì 31 Marzo 2020
L'ALLARME TREVISO Se gli ospedali sono la prima linea, nelle città si combatte
L'ALLARME
TREVISO Se gli ospedali sono la prima linea, nelle città si combatte una battaglia di retrovia al virus non meno importante, i cui eroi sono i servizi sociali dei Comuni, impegnati su un fronte che va dall'emergenza degli anziani abbandonati dalle badanti in fuga ai servizi alle fasce più fragili della popolazione per arrivare al timore di una impennata dei maltrattamenti in famiglia. Come a Vittorio Veneto dove, racconta il sindaco Antonio Miatto, «la conta delle persone che sono in casa tra positivi asintomatici, cittadini che si sono infettati ma che hanno sintomi blandi e altri in quarantena sono almeno un centinaio. E per loro l'impegno a dare servizi e assistenza, anche psicologica, è quotidiano e sempre più pressante».
L'ESODO
La linea del Piave a Vittorio Veneto è stata la fuga delle badanti straniere che hanno abbandonato a se stessi tanti anziani. «Almeno una cinquantina i casi - spiega Miatto - e per sopperire alle mancanze sono scesi in campo gli operatori dei servizi sociali. Per i compiti meno gravosi ci siamo affidati a volontari, tra cui molti pensionati delle forze dell'ordine, mentre il personale sociosanitario è sceso in campo casa per casa: c'è da vigilare sull'assunzione dei medicinali, aiutare nelle pulizie e nell'igiene personale. Persino dare una mano a coloro che hanno un'abitazione a due piani e che senza aiuto non riescono a fare le scale ritrovandosi costretti a dormire sul divano».
IL SUPPORTO
E poi c'è la solitudine di chi vive solo e tra questi soprattutto chi è più avanti con l'età soffre particolarmente l'isolamento a cui siamo tutti costretti per frenare il contagio. «I nostri operatori del sociale - spiega il sindaco di Conegliano, Fabio Chies, anche lui vittima come altri 72 suoi concittadini del Covid-19 e adesso in fase di recupero dopo qualche giorno di febbre alta - non si limitano a erogare servizi ma sono diventati dei veri e propri amici delle persone sole. Sono gli unici con cui tanti possono parlare di persona almeno una volta al giorno, certo non basta ma di sicuro un po' aiuta». «Vivere come stiamo facendo è faticoso - sottolinea Marzio Favero, sindaco di Montebelluna dove il censimento degli infettati è arrivato a 43 - dobbiamo essere preparati per il post emergenza perché queste settimane di reclusione in casa lasceranno il segno su tante persone. Io sono grato ai miei concittadini per come hanno saputo comprendere le ragioni dello stare a casa ma non è un sacrificio che stiamo compiendo a gratis: la maggior parte vive in piccoli appartamenti, non tutti hanno la casa con il giardino e non è difficile immaginare come la tensione e l'ansia possano montare senza trovare neppure lo sfogo di fare due passi per schiarirsi le idee. E così ci sono anche segnali di paranoia e psicosi da allarmismo, come quelli che chiamano la nostra polizia locale per denunciare assembramenti che in realtà non esistono perché alla fine si tratta solo di un papà che fa due passi intorno a casa con i propri figli».
I RISCHI
A Mogliano invece il campanello d'allarme che suona, oltre al virus, è quello dei maltrattamenti familiari. «Nei prossimi giorni - annuncia il sindaco Davide Bortolato - l'assessore alle politiche sociali Giuliana Tochet stenderà una relazione che ci darà un'idea del fenomeno dato che purtroppo ci arrivano segnalazioni sempre più frequenti». E poi c'è il nodo delle persone con problemi di disabilità o salute mentale. «La conferenza dei sindaci dell'ex Usl 9 - dice il sindaco di Zero Branco, Luca Durighetto - ha già deciso di affrontare il problema cercando la quadra tra la necessità di mantenere il distanziamento e quella di restituire a queste persone la socialità che improvvisamente gli è stata tolta con il ridimensionamento delle attività dei centri diurni».
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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